Il Terzo
Quartetto, terminato nel settembre 1927,
ha il primato della brevità, ma non
certo quello della facilità. La
struttura segue lo schema consueto
dell'alternanza fra movimenti lenti e
veloci, in una disposizione però non più
ternaria, ma binaria: resa ancor più
complessa dal fatto che la coppia
contrastante della Prima parte
(Moderato) e della Seconda parte
(Allegro) viene ripresentata e nello
stesso tempo sviluppata da una duplice
ripresa abbreviata, con la
Ricapitu-lazione della prima parte
(Moderato) e la Coda (Allegro molto). Il
tutto in un unico arco senza soluzione
di continuità.
La singolarità di questa struttura ha
suggerito un paragone con la sonata
barocca, anche in considerazione del
fatto che l'elemento contrappuntistico,
con l'impiego sistematico di artifici
quali il canone, la fuga, l'inversione,
lo stretto eccetera, è predominante
almeno nelle parti veloci. Non per
questo il Quartetto è inscrivibile senza
distinzioni nell'area neoclassica di
moda in quegli anni: esso rappresenta
semmai un momentaneo distacco del lavoro
compositivo dalle urgenze espressive più
intime e sofferte, in favore di un
esercizio stilistico che, senza tradire
l'impegno della ricerca, sceglie la
strada dell'eleganza e della leggerezza
magistrale, bastante a se stessa; per il
gusto di scrivere una musica lieta e
lieve all'apparenza, intessuta però in
una trama multiforme e prismatica di
sottile ambiguità, e di impianto
rigoroso. Complementarmente,
l'attenzione si sposta sulla varietà
della scrittura, che sfrutta una serie
impressionante di possibilità di
produzione del suono e di figurazioni
timbriche, con effetti ora suggestivi
ora incisivi sulla struttura o sulla
dinamica, cioè connessi all'evolversi
del processo creativo, al discorso
logico e non solo alle atmosfere. In
altri termini, si ha qui un vero e
proprio compendio delle possibilità
d'impiego, tradizionali e "moderne",
degli strumenti ad arco. |