MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1919

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B.Bartok - Il Mandarino meraviglioso op.19,
Il mandarino meraviglioso, una "pantomima in un atto" composta da Béla Bartók a Budapest nel 1918/19, è l'ultima delle sue tre composizioni sceniche. Quasi stesse seguendo le, orme di Ferruccio Busoni, il quale per principio amava impiegare soggetti sovrannaturali e fiabeschi nel teatro musicale, Bartók scelse trame in cui le leggi della natura temporaneamente cessavano di aver vigore: le voci delle donne morte nel Barbablù, la bambola vivente nel Principe di legno, il corpo del Mandarino che non sanguina dopo che è stato accoltellato. All'inizio il mandarino "meraviglioso" sembra ben lontano dai miracoli: tre abili ruffiani e una prostituta si cimentano in perfide rapine. Ma poi s'imbattono in un essere che sembra venire da un altro mondo, il quale cadendo nella loro trappola minaccia addirittura di distruggerla.
"Mandarino" è un termine che indica un alto funzionario dello stato nell'antica Cina imperiale, dotato di ricchezze e di enormi poteri. Il suo potere sugli uomini era talmente vasto ed impenetrabile che suscitò continue fantasie nelle menti dei sudditi e di coloro che lo temevano, i quali finirono per attribuire al mandarino facoltà soprannaturali. E sono proprio queste qualità soprannaturali che vengono presentate nell'opera di Bartók: nel contesto di una trama realistica appare un uomo che non può essere ucciso.
Egli viene soffocato - e continua a vivere; viene accoltellato - e si rialza in piedi; viene impiccato - e incomincia a osservare la ragazza con sguardo ancora più appassionato mentre il suo corpo incomincia a brillare stranamente. Soltanto quando la ragazza si arrende, il suo sangue incomincia a scorrere ed egli può trovare la morte.
Col Mandarino il tema del rapporto tra i due sessi, determinante in tutte le tre composizioni sceniche di Bartók, viene affrontato in maniera nuova. Certo anche quest'opera (su libretto dell'ungherese Melchior Lengyel) è dominata dalla "frustrazione e dolore degli uomini", ma vi è allo stesso tempo una differenza fondamentale: alla fine muore l'uomo e non la donna. Dato che la figura del mandarino non viene minimamente personalizzata e appare piuttosto come schema astratto dell'uomo dominato dagli istinti, in questo caso non muore l'uomo ma scompare un certo tipo di uomo. Questo tipo viene inteso come personalità limitata. Diversamente dal cavaliere Barbablù e dal principe "in carne ed ossa", sin dall'inizio il mandarino viene ritratto come una persona appunto "limitata". Invece dell'amore è il sesso a trovarsi in primo piano. L'intero brano appare come un grido della creatura. Sin dalla prima comparsa del mandarino vi è una tensione incessante, la cui forza motrice è la sessualità nuda e cruda, e la cui risoluzione giunge soltanto con la morte dopo il compimento dell'orgasmo. Con questa evocazione dell'elementare vincolamento dell'esistenza umana con la natura, il Mandarino di Bartók può essere visto in armonia con la corrente dell'espressionismo che era viva in quel periodo.
Nel Mandarino Bartók giunse alle più estreme combinazioni sonore. Per lunghi passaggi si ascoltano glissandi dei tromboni e stridenti collages di richiami. Pur essendo la sonorità giustificata dal soggetto, il risultato complessivo all'inizio non fu tollerato: dopo la première dell'opera avvenuta il 27 novembre 1926 a Colonia, il sindaco di allora, Konrad Adenauer, proibì le successive rappresentazioni; ma possiamo assumere ch'egli non sia rimasto tanto offeso dai glissandi dei tromboni quanto dal palese coito sulla scena aperta.

 

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