Commissionata a Bartók nel 1923 per le
celebrazioni del cinquantenario
dell'unificazione di Budapest, la
Tancszvìt fu completata nell'agosto a
Radnavy, ed eseguita per la prima volta
il 23 novembre a Budapest, sotto la
direzione di Ernò Dohnànyi. Concepita
più come poema coreografico che come
suite, e destinata ad un'esecuzione
ininterrotta, la partitura è articolata
in sei tempi, con un Ritornello variato
ricorrente. Eccone il profilo formale:
I. Moderato: due temi arabeggianti (ma
creati dal compositore) organizzati
secondo lo schema tradizionale di danza,
ABA'. Tempo di dinamica varia che arriva
sino a un Vivo Ritornello: tema ai
violini con sordina, poi al clarinetto
(Allegretto). IL Allegro molto: tema
ungherese, il cui ritualismo primitivo
esplode nella dionisiaca frenesia del
finale. Ritornello: tema al clarinetto,
poi ai violini con sordina (Tranquillo).
III. Allegro vivace: tre temi di danza
rumeni, aggregati nello schema di rondò,
ABACA'. IV. Molto tranquillo: tema
berbero, immerso nella notturna sonorità
di corni e archi con sordina, arpa,
pianoforte. Ritornello: questa volta
pianissimo, e in forma più compatta. V.
Comodo: tema arcaico centroeuropeo,
condotto sino all'incandescenza timbrica
attraverso un crescendo che sfocia
direttamente nel tempo conclusivo. VI.
Finale, Allegro: quasi una rapsodia, ove
riaffiorano tutti i temi della Tancszvìt.
Nel turbinio, come nell'occhio di un
ciclone, tutto di quando in quando si
placa per un istante, nella calma di
movimenti distesi (Allegretto, Molto
tranquillo e simili) che s'alternano a
tempi rapidi (Allegro vivace, Presto,
Allegro molto). |