Durante gli
anni Venti Alban Berg iniziò a
realizzare rielaborazioni delle proprie
opere, specie nell'intento di promuovere
la sua musica e farla conoscere presso
un pubblico più ampio. Almeno alcune
delle l'elaborazioni sono comunque
lavori di pregnanza e significato tali
da assumere vita autonoma rispetto alle
composizioni originali.
I Tre pezzi dalla «Suite lirica» sono
una parziale trascrizione per orchestra
d'archi dell'originale composizione per
quartetto. La Suite lirica (1925-26) per
quartetto d'archi è ispirata e pervarsa
dall'amore folgorante di Berg per la
sorella dello scrittore Franz Werfel,
Hanna, moglie dell'industriale Herbert
Fuchs-Robettin, conosciuta a Praga nel
1925. Con lei il musicista intrecciò
un'appassionata relazione che tuttavia
non portò apparentemente a nulla di
concreto, tanto per la posizione sociale
della donna, oltretutto madre di
famiglia, quanto per la ragione che lo
stesso Berg era a sua volta già sposato.
La Suite lirica fa esplicito riferimento
nel titolo e per mezzo di molteplici
citazioni alla Sinfonia lirica (1922) di
Alexander von Zemlinsky, cui la
partitura è ufficialmente dedicata;
soltanto dopo la morte della moglie di
Berg, Helene, nel 1976, fu possibile
scoprire, studiando gli abbozzi e le
carte del compositore, l'esistenza di un
vero e proprio programma segreto,
consistente nella sublimazione artistica
della bruciante esperienza d'amore e che
determina non soltanto il carattere ma
anche il corso formale e i singoli
dettagli della composizione. Così nei
sei movimenti della Suite lirica viene
rappresentata la storia della relazione:
dal primo incontro (Allegretto
gioviale), attraverso il ritratto di
Hanna e dei suoi due bambini (Andante
amoroso), l'innamoramento e la reciproca
dichiarazione degli amanti (Allegro
misterioso-Trio estatico), il
consapevole svilupparsi di una passione
infinita (Adagio appassionato), i
successivi tormenti (Presto delirando),
sino all'accettazione dell'impossibilità
della relazione (Largo desolato)
simboleggiata dall'intonazione per così
dire muta del De profundis clamavi di
Baudelaire (nella traduzione di Stefan
George) e da citazioni dal Tristano e
Isotta di Wagner.
Capolavoro assoluto della musica del
Novecento, la Suite lirica denota i
tratti tipici dello stile di Berg come
la concezione labirintica della forma;
la saldissima struttura assicurata da
una fitta rete di richiami, connessioni
e corrispondenze interne; l'inclinazione
per un'intricata simbologia musicale e
per la citazione; l'intensità lirica;
l'impiego quanto mai flessibile e
inventivo della tecnica dodecafonica in
ideale rapporto dialettico con la
tonalità. Nella composizione i movimenti
mossi si alternano a quelli lenti
secondo un duplice schema incrociato,
pur in un unico crescendo espressivo: il
tempo di ogni movimento mosso è infatti
più veloce del precedente mentre il
tempo di ogni movimento lento è più
calmo del precedente. Inoltre ciascun
movimento cita qualcosa (un'idea
tematica, un passaggio, un elemento) dal
precedente, delineando una sorta di filo
narrativo. Il primo e il sesto
movimento, parte del terzo e del quinto
sono dodecafonici e utilizzano come
serie base quella del contemporaneo Lied
SchlieBe mir die Augen beide (Chiudimi
entrambi gli occhi), laddove il resto
della composizione ricorre a una tecnica
libera. Dopo la prima esecuzione della
Suite lirica dovuta al Quartetto Kolisch
(Vienna, 8 gennaio 1927, Berg trascrisse
per orchestra d'archi i tre movimenti
centrali (ll-IV), quelli la cui sostanza
tematica cita passi del terzo movimento
della Sinfonia lirica di Zemlinsky. |