J. Brahms - Trio per pianoforte, violino e violoncello in do minore op. 101
Capolovaro
assoluto, non solo nell'ambito dei trii,
l'op. 101 si staglia con i contorni netti e
definiti di contenuti musicali potenti ed
efficaci, e al tempo stesso concisi e
compatti. L'originalità dell'invenzione, il
piglio energico di stampe beethoveniano lo
struggente lirismo di alcuni passaggi fecero
cosi commentare Clara Schumann nel suo
diario "...Che lavoro! Assolutamente geniale
per passione, forza di idee, grazia e
poesia! Prima d'ora nessun'altra opera di
Brahms mi ha tanto trascinato... Stasera
sono felice come non lo ero da tempo».
Con gesto secco e perentorio il tema
dell'Allegro esaurisce il proprio contenuto
in sole quattro battute espandendosi come
un'eco fino ai vigorosi accordi puntati
della seconda idea tematica, mentre archi
che rimbalzano, e un armonia cambiata di
modo, danno alla riproposizione del tema
iniziale un profilo ancor più titanico e
poderoso. Commovente è invece, nella sua
geniale semplicità, il cantabile de secondo
tema, splendidamente disegnato dagli archi.
Il primo tema irrompe con passo pesante,
aprendo lo Sviluppo; le sue due idee
tematiche vengono qui rivisitate nell'ordine
in maniera multiforme, raggiungendo un
climax espressivo nel quale si fondono i
profili ritmici dei due soggetti. Tutto si
placa con un piano improvviso: è la Ripresa,
con il primo tema svuotato di energia,
ovvero senza le due battute iniziali, che si
svela gradualmente, per poi portarsi al
canto appassionato del secondo tema rese
ancor più caldo e avvolgente dal trasporto
in tessitura più bassa. La mancata ripresa
del primo tema viene comunque compensata
dalla sua prepotente rievocazione nel finale
Scarno ed essenziale il secondo movimento.
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