MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1926

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Paul Hindemith - Cardillac
Il personaggio di Cardillac è piuttosto complesso, ed è probabile che Hindemith, al momento di musicare il soggetto hoffmanniano, tenesse conto degli aspetti "moderni" inerenti alla storia dell'orafo che non sa separarsi dai mirabili gioielli che egli stesso ha creato, fino a lasciarsi condurre dalla sua mania ad uccidere gli acquirenti cui pure ha concesso in un primo tempo il privilegio di diventare possessori delle sue opere: dal clima allucinato in cui la vicenda è destinata ad immergersi allo sdoppiamento di personalità di Cardillac, al gusto per l'orrido, per il romanzo giallo, addirittura giungendo per questa via a tratteggiare la posizione dell'artista nella società mercantile.
Hindemith affronta il problema dell'opera in maniera nuova, senza preoccuparsi del rilievo da conferire ai personaggi attraverso il canto, e invece sfrutta la virtuale "gestualità" della sua scrittura contrappuntistica, tesa, duramente sagomata, incessante nell'implacabile ritmica motoria, incline all'atonalità, impressionante per la forza interna del dinamismo musicale, dinamismo che stimola e per cosi dire "inventa" quello specificatamente teatrale.
Quando all'ultimo atto l'orafo, smascherato dalla folla, confessa i suoi omicidi e la forza soggiogante delle sue tentazioni, Hindemith ricorre ad una forma classica, la passacaglia, e in una serie di ventidue stupende variazioni su disegno ostinato al basso dimostra come il linguaggio musicale, articolato secondo salde leggi autonome anche se coordinato in una chiara prospettiva di comunicazione scenico-musicale, possa toccare i più alti vertici drammatici senza ricorrere a espedienti descrittivi o a facili associazioni contenutistiche. La trenodia finale, per soprano, tenore e coro, fa da contrappeso alla violenza della scena precedente, terminando con una rasserenante pacificazione, con intimo e pietoso cordoglio ("Egli era schiavo della sua follia").

 

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