MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1911

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Charles E. Ives - Sinfonia n.3
Symphony No. 3 "The Camp Meeting"
I. "Old Folks Gatherin". Andante maestoso
II "Children's Day". Allegro
III. "Communion". Largo
Composizione: 1904-1911 - Editore: Associated Music Publishers, 1990 circa Prima esecuzione: New York, 5 aprile 1946; direttore: Lou Harrison Organico: flauto, oboe, clarinetto, fagotto, 2 corni, trombone, archi

Nella copiosissima produzione di Charles Edward Ives, solitario caposcuola dell'avanguardia musicale americana di inizio secolo, la Terza Sinfonia, per mancanza di ardite manipolazioni sperimentali e una certa, conseguente «facilità comunicativa», costituisce una singolare eccezione, ulteriormente testimoniata dal fatto di essere stata la prima (e per molto tempo unica) opera di Ives entrata nel repertorio concertistico. Non per questo, però, si può dire che essa sia un'opera «di consumo», ammiccante ai gusti del pubblico (è appena il caso di ricordare che Ives, per preservare la sua creatività non condizionata dai bisogni materiali, preferì fare l'assicuratore invece del musicista professionista, come era ampiamente nelle sue possibilità visto lo spessore della sua cultura - non solo musicale - e la profondità delle sue convinzioni estetico-morali). Ives concepì la sua Terza Sinfonia come tentativo di costruire un'opera sinfonica esclusivamente con temi tratti dal patrimonio popolare e religioso del New England, dove egli trascorse la sua infanzia («Camp meetings» erano infatti le chiassose funzioni religiose all'aperto cui partecipavano centinaia di persone, con canti e suoni disordinati ma perfettamente esprimenti il tipico fervore puritano): egli rielaborò il materiale già impiegato in tre lavori per q organo scritti nel 1901, quando era organista e direttore del coro presso la Central Presbyterian Church di New York, e con esso, in anni di lavoro notturno, edificò la Sinfonia detta poi anche «degli Inni», nella quale i temi originali sono plasmati col tipico stile musicale «ivesiano», fatto di densa polifonia, di politonalismo al limite dell'atonali-smo, di trattamento materico del suono. Nacque così un'opera «intimista», dai caratteri per così dire «neoromantici», nella quale però ogni americano riconobbe immediatamente le proprie origini, sotto forma di onirica, nebulosa e - perché no? - commovente rievocazione dell'ambiente religioso degli antenati: nei mesi successivi alla fortunatissima prima esecuzione newyorkese (avvenuta in presenza dello stesso anziano compositore), la Terza Sinfonia ebbe diverse repliche, tanto da ricevere la menzione speciale del New York Music Critics' Circle; nel 1947, poi, ad essa fu attribuito nientemeno che il Premio Pulitzer per la musica.

 

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