Al momento di accingersi a scrivere La mer
Debussy dichiarò di voler dare espressione
musicale alla passione per il mare nutrita
sin da ragazzo, quando pensava di fare il
marinaio, e poi sempre vissuta attraverso
ricordi indimenticabili, assai più preziosi
della realtà.
L'opera lo occupò dal 1903 al 1905.
Quando fu eseguita, il 15 ottobre 1905, ai
Concerti Lamoureux, sotto la direzione di
Carmile Chevillard, suscitò entusiasmo e
sconcerto insieme. Vi fu immediatamente chi
si rese conto che la tavolozza espressiva di
Debussy, mentre da una parte aveva raggiunto
in quella partitura una varietà massima di
atteggiamenti, dall'altra tendeva a
riacquisire un ordine discorsivo all'interno
dello stesso stile, sebbene non per
sviluppo, secondo la poetica classica
debussiana, ma per accostamento degli
elementi utilizzati.
I tre schizzi, infatti, presentano una
latente struttura sinfonica in tre
movimenti, quasi allegro - scherzo - finale,
sottolineata anche dal fatto che l'ultimo
schizzo riprende elementi tematici del
primo.
De l'aube à midi sur la mer muove da un
mormorio profondo e misterioso e attraverso
l'illuminarsi di un tema ondeggiante, per
quinte, lungo il progressivo irrompere di
bagliori, di incupimenti, di echi, riconduce
al tema iniziale sfociando in un episodio di
vasto respiro e naufragando, infine, in un
accecante trionfo orchestrale.
Jeux de vagues è dapprima sospinto dal
baluginare, nei timbri più diversi, di
minutissime note ribattute e di rapidissime
figurazioni; in tale fermento emerge,
riaffonda, si mimetizza e si svela
un'incantevole melodia (esposta la prima
volta dal corno inglese), sino a che il
gioco si perde, lontano, in una magia di
arpe, ottavino e flauto, gloc-kenspiel,
tromba, piatto sospeso, violini.
Dialogue du vent et de la mer segna il
culmine delle esuberanze e delle delicatezze
coloristiche della partitura, sorretto da
un'energia dinamica irresistibile. |