La musica
sinfonica di Gustav Mahler richiede
all'ascoltatore una particolare
disponibilità. Chi è persuaso che la musica
non può essere intesa se non come arte
autonoma, chi si accosta al sinfonismo di
Mahler con concezioni legate all'ordine di
idee dell'art pour l'art non può comprendere
l'essenza di quest'arte. La musica sinfonica
di Mahler è accessibile solo a colui che è
disposto a guardarla per ciò che essa in
realtà è: un'arte per molti aspetti
scaturita da idee e concezioni religiose,
filosofiche e letterarie. In Mahler come in
nessun altro compositore del secolo XIX si
congiungono strettamente fede religiosa,
visione del mondo e musica sinfonica.
Costituiscono un mondo spirituale
multiforme, che si deve conoscere, se si
vogliono comprendere bene le Sinfonie di
Mahler.
Mahler stesso
intendeva alcuni lavori come espressione
della sua visione del mondo, ed è
significativo il fatto che parecchi dei suoi
contemporanei parlassero del suo sinfonismo
come di una "musica metafisica". Le sue
Sinfonie erano spesso circondate
dall'aureola del misterioso e del mostruoso.
Per molti Mahler era "teso alla ricerca di
Dio", "mistico", "filosofo che scrive
sinfonie", in breve: un sinfonista fuori
della norma, la cui opera era oppressa da un
greve fardello metafisico.
Simili definizioni, per strane che possano
parere, non sono così fuorvianti, e lo si
intende pienamente se ci si rende conto che
di fatto al centro del pensiero mahleriano
stavano problemi metafisici. L'interrogativo
sul senso dell'esistenza e sulle "cose
ultime" lo assillò in tale misura che si può
parlare perfino di una agonia metafisica.
La Seconda
Sinfonia è l'opera di Mahler in cui
l'aspetto religioso-metafisico della sua
arte si manifesta nel modo più chiaro.
L'argomento di questo lavoro è di natura
escatologica, in senso teologico. Con la
concezione "a programma" della Sinfonia e
con l'inserzione di testi poetici Mahler
cercò in forma artistica di dare una
risposta a tutti gli interrogativi sui quali
il suo pensiero si arrovellava: le domande
sul senso della vita e della morte e sulla
condizione dell'uomo e del mondo alla fine
dei tempi. La fede che egli così professava
è un Credo nell'immortalità formulato in
modo molto personale. Il testo di cui
scrisse appositamente i versi per il Finale
della Sinfonia culmina nella certezza
"Morirò per vivere!"
La genesi
della Sinfonia, estremamente interessante e
istruttiva, documenta che Mahler "lottò"
veramente a lungo con la materia ideale
dell'opera. Il suo "germe" fu un poema
sinfonico in un solo movimento, dal titolo "Todtenfeier"
(cerimonia funebre), che era stato scritto
seguendo un programma dettagliato ed era già
stato finito a Praga nel settembre 1888.
Passarono anni, prima che Mahler avesse
l'idea di rielaborare questa composizione
facendola divenire una grande Sinfonia in
cinque movimenti. In ogni caso finì solo
nell'estate 1893 il secondo tempo e lo
Scherzo, che sostanzialmente rappresenta la
versione sinfonica di uno dei suoi Lieder da
"Des Knaben Wunderhorn", e cioè "Des
Antonius von Padua Fischpredigt" ("La
predica ai pesci di Antonio da Padova").
Basò il quarto movimento su un testo tratto
da "Des Knaben Wunderhorn", la poesia "Urlicht"
("Luce primordiale"). che si pone in
rapporto con il soggetto del "Todtenfeier" e
dà espressione poetica all'antico anelito
alla unio mystica con Dio: "Son venuto da
Dio e voglio ritornare a Dio!/L'amato Dio mi
darà una piccola luce,/che brillerà per me
fino alla vita eternamente beata."
Solo dopo
lunga ricerca Mahler trovò il testo per il
Finale. In una lettera al Dr. Arthur Seidl
scrive che "perlustrava l'intera letteratura
mondiale fino alla Bibbia per trovare la
parola liberatrice", e fu infine costretto
"a dare da se stesso parola a sentimenti e
pensieri". Racconta che ebbe l'impulso
decisivo a far ciò alla cerimonia funebre
per Hans von Bulow ad Amburgo nel marzo
1894: "Lo stato d'animo che dominava in me
mentre me ne stavo là seduto pensando allo
scomparso, corrispondeva proprio allo
spirito dell'opera, che era allora in
gestazione. — Ecco che il coro intonò
dall'organo il Corale su testo di Klopstock
Aufersteh'n! — Ne fui colpito come da una
folgore e tutto appariva chiaro e limpido
alla mia anima!"
Il Finale
della Seconda (terminato nel giugno 1894)
può essere descritto come un grandioso
"quadro musicale" del Giudizio Universale,
della Resurrezione e della vita eterna.
Nella parte puramente strumentale di questa
pagina Mahler delinea l'immagine monumentale
di una visione apocalittica del Giudizio
finale ricorrendo a mezzi giganteschi. Due
sezioni della partitura portano
nell'autografo i titoli "Colui che chiama
nel deserto" e "Il grande appello". Poi la
parte vocale si basa su due strofe del testo
scritto da Mahler a completamento del
corale. Esse implicano una professione di
fede nella vita dopo la morte, in
particolare nella dialettica del "muori" e
"divieni". Se si tiene presente la
grandiosità dell'argomento, si può
comprendere meglio perchè questa così detta
"Sinfonia della Resurrezione" spezza
violentemente la cornice tradizionale del
genere sinfonico.
La Seconda di Mahler, per quanto riguarda
l'impianto e l'organico, è insieme sinfonia,
cantata, oratorio e mistero di redenzione.
Si orienta al modello della Nona di
Beethoven come alle concezioni di Wagner,
che cercava di unire arte e religione.
I cinque
tempi di quest'opera sono raggruppati in tre
parti. La prima è formata dal movimento
iniziale, la seconda dal successivo. La
terza parte comprende i movimenti dal terzo
al quinto, che devono seguire l'uno
all'altro "senza alcuna interruzione". "Una
pausa di almeno cinque minuti" deve separare
il primo dal secondo movimento. La partitura
prescrive due voci soliste, coro misto e un
gigantesco complesso orchestrale, che
comprende, oltre agli archi e a un ampio
numero di fiati, l'organo, strumenti fuori
del palcoscenico e un grande gruppo di
strumenti a percussione (7 esecutori).
Mahler ha più volte spiegato le concezioni
programmatiche delle sue prime quattro
Sinfonie in colloqui e lettere rivolte a
diversi destinatari. Del programma della
Seconda esistono almeno tre versioni, che
divergono nella forma e talvolta in alcuni
particolari ma che mantengono le stesse
immagini, concezioni e percorsi ideali. La
terza versione (che Mahler accluse a una
lettera alla fidanzata, Alma Schindler)
suona così: Siamo accanto alla bara di un
uomo amato. Davanti alla nostra
immaginazione passano ancora una volta, per
l'ultima volta, la sua vita, le sue lotte,
le sofferenze, il volere. E in questo grave
momento che scuote l'anima del più profano,
nell'istante in cui respingiamo, come si
scosta una coltre, tutto ciò che di
quotidiano ci confonde e ci avvilisce,
allora una voce tremendamente severa ci
tocca il cuore, una voce che non riusciamo a
cogliere nell'assordante frastuono della
giornata: "Ed ora? Che cos'è la vita - e la
morte? C'è per noi una sopravvivenza? È
tutto soltanto un confuso sogno, o la vita e
la morte hanno un senso?"
E a queste domande dobbiamo darà una
risposta, se vogliamo continuare a vivere.
I tre movimenti successivi sono concepiti
come Intermezzi.
Secondo
Movimento: Andante
Un momento felice nella vita di questa
persona cara scomparsa, e un ricordo
malinconico della sua giovinezza e della
perduta innocenza.
Terzo Movimento: Scherzo Lo spirito della
incredulità, della negazione si è
impadronito di lui; egli guarda nel tumulto
delle apparizioni e insieme con la pura
coscienza infantile perde la salda fermezza
che è data solo dall'amore; dispera di sé e
di Dio. Il mondo e la vita gli appaiono come
confusi fantasmi; la nausea di tutto
l'Essere il Divenire lo afferra con un pugno
di ferro e lo spinge a urlare di
disperazione.
Quarto
movimento: Urlicht (assolo di contralto)
La toccante voce della fede ingenua risuona
al nostro orecchio. "Son venuto da Dio e
voglio ritornare a Dio! L'amato Dio mi darà
una piccola luce, che brillerà per me fino
alla vita eternamente beata. "
Quinto
movimento
Siamo di nuovo di fronte a tutti i terribili
interrogativi, e allo stato d'animo della
fine del primo movimento. Risuona la voce di
colui che chiama: è giunta la fine di ogni
cosa vivente, si annuncia il Giudizio
Universale e irrompe tutto il terrore del
giorno finale.
La terra trema, si spalancano le tombe, i
morti si levano e vanno in schiera infinita.
I grandi e i piccoli di questa terra, i re e
i mendicanti, i giusti e gli scellerati,
tutti vogliono andare - al nostro orecchio
risuona terribile l'invocazione alla
misericordia e alla grazia. Il grido si leva
sempre più spaventoso, tutti i sensi vengono
meno, ogni coscienza svanisce
all'avvicinarsi dell'Eterno Spirito.
Il Grande Appello
risuona — chiamano le trombe
dell'Apocalisse; nel mezzo di un orrendo
silenzio crediamo di sentire quasi un
usignuolo, lontano, lontano, come un'ultima
tremula eco della vita terrena! Lieve
risuona un coro dei beati e dei celesti:
"Risorgerai, sì, risorgerai!" Si manifesta
allora la magnificenza di Dio! Una
meravigliosa, mite luce ci penetra fino al
cuore — tutto è pace e beatitudine! Ed ecco:
non c'è giudizio, non ci sono peccatori,
giusti, grandi, piccoli, non e'è punizione o
premio! Un onnipotente sentimento d'amore ci
pervade illuminandoci con una coscienza e
una esistenza di beatitudine.
Una
approfondita analisi della partitura che
tenga conto delle spiegazioni programmatiche
e di altri dati può mostrare che Mahler
illustra le sue concezioni con una serie di
simboli musicali che possiedono un
significato extramusicale. L'analisi della
partitura dimostra inoltre che tra i singoli
movimenti esistono rapporti tematici, che
accentuano il carattere ciclico dell'opera.
Così il primo movimento, lo Scherzo e il
quarto movimento sono collegati
tematicamente con il Finale.
Il primo
tempo, costruito secondo lo schema della
forma-sonata, è una composizione originale
(nonostante numerose reminiscenze di
Beethoven, Bruckner, Wagner) nella
impostazione e nella concezione complessiva,
una pagina in cui si avvicendano sezioni con
carattere di marcia funebre, quasi da
requiem, e sezioni drammaticamente mosse. Il
carattere fondamentalmente cupo e solenne si
rischiara solo in pochi momenti.
Il secondo movimento è l'unico della
Sinfonia che non presenta alcun rapporto
tematico con gli altri. Si articola in
cinque parti secondo lo schema: sezione
principale — Trio — sezione principale —
Trio - sezione principale. La sezione
principale è un Làndler "comodo"; il Trio
presenta caratteri da Scherzo.
L'originalissimo Scherzo fu definito da
Mahler "uno strano pezzo di spaventevole
grandezza". È ricco di figurazioni tematiche
e culmina in una sonorità dissonante, tenuta
a lungo, che Mahler spiegava come "grido di
disperazione".
Il quarto movimento, un toccante Lied con
orchestra, rivela l'aspetto di riposta
ingenuità dell'arte di Mahler.
Il Finale si basa su numerosi temi e motivi.
Tra i più importanti sono un tema del "Dies
irae", un tema della resurrezione e un tema
dell'eternità. Particolare attenzione merita
il passo ai numeri 29 e 30 della partitura,
subito prima del primo attacco del coro. I
corni e le trombe posti fuori
dell'orchestra, che devono "suonare da
direzioni opposte", enunciano il "Grande
Appello". Il canto dell'usignolo, ricco di
colorature, che viene imitato dal flauto e
dall'ottavino. |