Nel 1911
Ravel trascrisse per orchestra e
organizzò come balletto (con l'aggiunta
di un Prelude, di una Danse du rouet e
di quattro interludi, e con una diversa
successione dei brani) la suite per
pianoforte a quattro mani Ma mère l'Oye,
che aveva composto nel 1908 con
specifica destinazione infantile.
Il balletto fu rappresentato al Théàtre
des Arts di Parigi il 28 gennaio 1912.
Da esso Ravel trasse immediatamente i
cinque brani orchestrati della suite e,
restituendo ad essi l'ordine originario,
li propose come composizione da
concerto.
Delicato capolavoro, nel quale la
sofisticata maestria coloristica del
compositore si pone al servizio di una
narrazione fiabesca poeticamente
stupefatta. Misterioso il breve
quadretto (20 battute) della Pavane, con
una lieve, sognante melodia avviata dal
flauto.
Trepido il cammino (un lungo succedersi
di terze), che porta tra le voci della
foresta, trasfigurate dai suoni dei
violini soli, dell'ottavino e degli
altri strumentini, Petit Poucet (il
Pollicino della favola di Perrault),
inquieto perché non trova più le
briciole di pane che dovevano indicargli
la strada.
Sfarzosa di scintillii esotici intonati
sulla scala pentafonica, la scena che
vede Laideronnette al bagno, tra il
danzante omaggio del suo regno di pagode
(favola di M.me d'Aulnoy), gioiosamente
descritto dall'ottavino, dal flauto,
dall'oboe e dal corno inglese, che arpa,
celesta, xilofono, glockenspiel e archi
avvolgono in una fatata atmosfera
orientaleggiante.
Quanto a Les entretiens de la Belle et
de la Bète (dalla fiaba di Leprince de
Beaumont), vi si evocano, a tempo di
valzer, le grazie della Bella (melodia
suadente avviata dal clarinetto) e le
goffe movenze della Bestia (greve e
grottesco incedere del controfagotto),
poi sublimate dai suoni armonici del
violino solo, allorché il mostro si
trasforma in principe azzurro. Finché,
nei Jardin féerique, il risveglio della
Bella addormentata viene espresso da un
graduale destarsi di meraviglie
coloristiche sfocianti in una visione
sonora di sfolgorante splendore. |