L'Ottava
Sinfonia (1906) fu detta "dei mille"
alludendo coi ciò indicare il numero
davvero eccezionale di esecutori che la
sua realizzazione esige.
L'orchestra è gigantesca, contempla une
stuolo di strumenti ad ottone e a
percussione, e ad essa si uni scono
l'organo, otto voci soliste, un coro di
fanciulli e un grande coro di voci
miste.
La prima parte porta il sottotitolo "Hymnus;
Veni, creator spiritus," e la seconda si
ispira alla scena finali del Faust
goethiano, I motivi ispiratori
chiariscono la dialettici fondamentale
che si stabilisce all'interno della
parabola creativi mahleriana nel
passaggio dalla Settima all'Ottava: dopo
la dissoluzione o quanto meno lo
scompaginamento di tutta una tra dizione
e di una mentalità compositiva, Mahler
vorrebbe rinchiudersi in se stesso,
"progredire" verso un raccoglimento in
teriore, ma la sua immaginazione pulsa
verso immagini che nulli; sono disposte
a cedere di potenza rappresentativa, di
vigore.
La concezione dell'amore, come amore
universale è presente, costituisce il
sottofondo della "religiosità" più volte
invocata da! musicista: ma è una
religiosità gridata, voluta tenacemente,
che non si accontenta di venire
coltivata nell'intimo, ma si ribalta
panteisticamente in una sorta di mimesi
terapeutica con l'universo, cerca
disperatamente il gesto sonoro violento,
estroverso e perfino magniloquente
(altri hanno detto melodrammatico) che
faccia da polo dialettico contrastante
all'altro aspetto, che ne costituisce il
retroscena, dell'angoscia e del
disfacimento. |