Petruska, balletto (1911) — Ricorda 
										Stravinski nelle sue memorie, 
										riferendosi alla trama del balletto da 
										lui stesso immaginata in collaborazione 
										con il regista Aleksandr Benois: " 
										Mentre stavo scrivendo questa musica, mi 
										vedo davanti una specie di burattino che 
										all'improvviso prende vita. Con cascate 
										di arpeggi indiavolati esso incita e 
										provoca l'orchestra che risponde con 
										fanfare minacciose. Ne sorge un 
										terribile tumulto che diviene 
										addirittura selvaggio e finisce con la 
										caduta del povero burattino che si 
										abbandona lamentandosi, affranto. Quando 
										questo pezzo cosi bizzarro fu finito, 
										camminai per ore e ore sulle rive del 
										lago di Ginevra tormentandomi alla 
										ricerca di un titolo che in una sola 
										parola esprimesse il carattere della 
										musica e la personalità del 
										protagonista. Un giorno feci un salto di 
										gioia. Petruska il pagliaccio, l'eroe 
										eternamente sfortunato! Eccolo, avevo 
										trovato il titolo che cercavo! " 
										 
										Il balletto in quattro scene ("Festa 
										popolare della settimana grassa," "Petruska," 
										"Il Moro," "Gran carnevale e 
										conclusione") rappresenta la storia 
										toccante della marionetta triste, 
										respinta secondo le ragioni di copione 
										dalla ballerina a causa del suo aspetto 
										infelice e ucciso dal Moro durante lo 
										spettacolo. Il burattinaio rassicura il 
										pubblico impressionato: si tratta di una 
										finzione, diamine! Ma quando il fantasma 
										di Petruska appare sul tetto, la 
										creatura di legno appare in tutta la sua 
										insospettata e stravolgente umanità. 
										 
										Musicalmente questo balletto si 
										differenzia notevolmente dalle opere 
										fauve della prima maniera stravinskiana 
										per una più secca e meno sgargiante 
										articolazione discorsiva, per una 
										ritmica pungente, per acidi impasti 
										timbrici. L'ampio fraseggiare della 
										musica romantica viene, più che 
										ignorato, deriso e violentato, e la 
										scarnificazione sonora ben si adatta 
										all'evocazione della spietata dinamica 
										dell'azione scenica, ad esprimere il 
										senso di frustrazione a cui la 
										marionetta deve soggiacere. Il 
										politonalismo sagomato e violentemente 
										dissonante, ricorda per nitore e forza 
										dei contorni la pittura cubista, ed è 
										appunto il frutto di una cultura insieme 
										profondamente russa (come attestano del 
										resto i temi, le idee melodiche, talora 
										interamente citate dal patrimonio 
										folclorico) e partecipe delle più 
										moderne e sofisticate esperienze 
										cosmopolite |