"La ringrazio
per II suo concerto, ma non ne comprendo una
singola nota e non lo suonerò", fu la
reazione di Paul Wittgenstein, pianista
austriaco il quale aveva perso il braccio
destro durante la Prima guerra mondiale. Fu
grazie alla sua richiesta che Prokofiev
aveva scritto questo concerto per la mano
sinistra. Wittgenstein mantenne la sua
parola, e dato che esistono pochi virtuosi
che hanno perduto la mano destra, l'opera da
allora rimase ineseguita per venticinque
anni. Prokofiev meditò sulla possibilità di
riscriverlo per ambedue le mani, ma l'idea
non giunse mai a una realizzazione.
Finalmente, nel 1956, tre anni dopo la morte
del compositore, il concerto venne eseguito
a Berlino dal pianista Siegfried Rapp.
E' un caso fortunato che le difficoltà
tecniche presenti nel Quarto concerto al
giorno d'oggi non siano considerate dai
pianisti come una barriera insuperabile,
poiché sotto certi aspetti esso è forse il
più raffinato della serie. Con un'atmosfera
piena di gaiezza e di brio, Il primo e
l'ultimo movimento sono tutt'altro che
semplicemente 'ben costruiti', mentre le
qualità espressive dell'Andante rivelano un
Impegno personale ben più profondo di quello
generalmente riscontrato nei movimenti lenti
di Prokofiev scritti in quel periodo. Il
terzo movimento (Moderato) è di indole più
drammatica; Il compositore lo definisce come
un movimento che fa le veci di un allegro In
forma sonata. Vi è ben più di una semplice
allusione a Stravinski, in particolare nelle
battute conclusive. Il breve quarto
movimento è eccezionale e certamente rimarrà
sempre tale: si tratta infatti di una di
quelle brillanti idee che per la loro
originalità non possono assolutamente essere
Imitate senza che il compositore venga
tacciato di plagio. Vi è un riassunto degli
elementi essenziali del movimento
introduttivo, superbamente calcolato nel
tempi e di grandissimo effetto. E' vero che
Wittgenstein trovò questa partitura così
sconcertante? Forse semplicemente non gli
piacque, o forse dubitava di essere in grado
di risolverne le difficoltà tecniche.
Tuttavia, seppure enormi, queste difficoltà
rimangono pur sempre realizzabili; una parte
pianistica formidabile, un'orchestrazione
stupendamente 'ariosa' e una piacevole
caparbietà per quanto ne riguarda l'aspetto
formale, conferiscono al Quarto concerto una
personalità tutta sua, spiccata e nello
stesso tempo appagante sia per l'Interprete
che per l'ascoltatore. |