Nell'inverno 1907-08 Schònberg interruppe la
composizione dello Scherzo del suo secondo
Quartetto per scrivere i due Lieder op. 14.
Sono brani di impianto contrappuntistico-imitativo e il secondo
ricorda la struttura di Ghasel. Come in
altri Lieder del 1905 l'armonia tonale
compare raramente prima della conclusione e
qui ha una forza di gravitazione ancora
inferiore. Alcune dissonanze, in particolare
gli accordi di quarta giusta o alterata,
tardano così tanto a risolvere e le loro
risoluzioni sono così varie da deludere
quasi del tutto l'aspettativa della
risoluzione stessa. Questo processo arrivò
alla sua conclusione logica poco dopo, nei
Lieder tratti da Das Buck der hangenden
Garten, almeno cinque dei quali (i nn.3,4,5,7
e 8) si sahe furono composti nel marzo e
nell'aprile del 1908.
Qui la dissonanza è definitivamente
emancipata, cioè non richiede più una
giustificazione nella risoluzione. Di
conseguenza scompare l'armonia strutturale,
insieme con la necessità, ad essa implicita,
di scrivere periodi regolari e forme
coerenti con le sue regole; anche la
tonalità non è più il punto di riferimento
centrale. In compenso acquistano maggior
rilievo l'elaborazione motivica e la
tendenza a equiparare le dimensioni
orizzontale e verticale: si tratta in realtà
degli elementi essenziali che saranno in
seguito codificati nel metodo seriale. Le
poesie di George che portarono Schònberg a
indagare le inesplorate possibilità
espressive della libera dissonanza,
descrivono in un linguaggio piuttosto
involuto la nascita di una passione in un
contesto esotico e la successiva separazione
degli amanti. Né il poeta né il musicista
miravano a una partecipazione emotiva o
volevano evocare una situazione estatica. I
Lieder sono per lo più lenti e calmi:
mancando di ogni spinta tonale o ritmica si
situano al di fuori del tempo. Ciascun Lied
coglie con singolare efficacia i cangianti
sentimenti di un attimo, ma da lontano, come
se fossero racchiusi nel limbo di
un'esperienza remota. Non c'è nulla di
Waldemar e di Tove: qui il vento d'estate
spazzerà subito via tutto. Cosa ne rimarrà?
La risposta di Schònberg è espressa nel
Quartetto n. 2, una delle sue creazioni più
originali.
Questo Quartetto è in quattro movimenti
collegati tematicamente che riflettono una
dopo l'altra le trasformazioni del suo
stile, senza portarlo avanti. Il terzo
movimento è posteriore ai Lieder op, 14, ma
è meno avanzato di questi, e il finale,
seppur solo parzialmente tonale, sta nello
stesso rapporto con i Lieder della
precedente raccolta Das Buch der hàngenden
Gàrten. La ragione non sta solo nella
considerazione tecnica che i movimenti
successivi non potevano oltrepassare i
limiti posti dall'enigmatico primo
movimento, che è in Fa diesis minore, ma
anche nel fatto che il compositore aveva
bisogno di fermarsi a meditare sulla crisi
che lo aveva colto: questa crisi era il vero
argomento della composizione. Il Trio dello
Scherzo cita la melodia della canzone
popolare O du lieber Augustin, il cui
ritornello finisce con le parole Alles ist
hin, un riferimento privato alla relazione
della moglie di Schonberg con Gerstl.
Nei due ultimi movimenti compare una parte
per voce di soprano su poesie di George,
cioè un'invocazione al conforto divino dopo
le lotte terrene e una visione del viaggio
dello spirito verso il regno dei cieli.
Nelle composizioni vocali successive
Schonberg indirizzò la sua scelta verso la
dimensione psicologica, ma era certamente
già consapevole che il suo scopo ultimo era
di carattere religioso. |