MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1903

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M.Ravel - Quartetto per archi in fa maggiore
Il Quartetto per archi in fa maggiore, dedicato a Gabriel Fauré, venne ultimato da Maurice Ravel nel 1903 a 28 anni, dieci anni dopo il Quartetto op. 10 di Debussy. I punti di contatto con quest'ultima opera sono evidenti e vanno da alcune identiche indicazioni di movimento, alla posizione dello Scherzo (al secondo posto), all'uso di alcune tecniche esecutive (come il pizzicato). Pierre Lab scrisse addirittura che "nelle sue armonie e successioni di accordi, nella sua sonorità e nella forma, in tutti gli elementi che contiene e in tutte le sensazioni che evoca il Quartetto di Ravel offre un'incredibile rassomiglianza con la musica di Debussy".
Ma soprattutto Ravel dovette sentire la continuità ideale con l'opera di Debussy, il confronto con l'estetica musicale del più anziano collega, scegliendo una via artistica personale, certamente più solare e "diurna", rispetto alle nuages, alle pluies, alle nuits debussiane.
Significativa rimane comunque l'attestazione di stima, la prima e forse anche l'ultima, che Debussy fece al giovane Ravel in merito alla richiesta da parte di Fauré di modificare il finale del Quartetto: "Nel nome degli dei della musica e nel mio nome, non toccate una sola nota di quelle che avete scritto ne! vostro Quartetto". E così Ravel fece.
Dal punto di vista formale, osserviamo l'assenza nel Quartetto di Ravel della forma ciclica o quantomeno di un tema ricorrente che tenga unita la struttura dell'intera composizione, come avveniva nel Quartetto di Debussy; la ripresa nel movimento finale di due temi uditi in precedenza e la riesposizione nella coda conclusiva delle armonie del primo tema sembrano infatti più intenzionali richiami all'opera di Debussy che elementi strutturali portanti. E piuttosto nella grazia, nella dolcezza dei temi e nella classica nitidezza delle forme che vanno cercati, all'interno dell'opera, elementi decisivi di coesione e di unità formale. Nonostante alcuni pareri favorevoli, il Quartetto di Ravel andò incontro dopo la sua prima esecuzione, il 5 marzo 1904, alla generale incomprensione. Fuori dal coro, il cronista del Mercure de France scrisse profeticamente: "Bisogna ricordare il nome di Maurice Ravel, perché sarà uno dei grandi maestri di domani".

 

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