«La notte
dell'Epifania in piazza Navona: un ritmo
caratteristico di trombette domina il
clamore frenetico: sul mareggiare
fragoroso galleggiano, motivi
rusticani, cadenze di saltarello, la
voce dell'organo meccanico d'un
baraccone e l'appello del banditore,
canto rauco dell'ubriaco e il fiero
stornello in cui s'espande l'anima
popolaresca: "Lassàtece passa, semo
Romani!"». Le suggestioni offerte da
Respighi hanno riferimenti così diretti
nella partitura da non aver bisogno di
un commento molto particolareggiato. La
raffigurazione delle «trombette»
iniziali, quelle da feste di piazza, è
affidata al timbro acido e un po'
petulante del registro acuto del
clarinetto piccolo, mentre la
raffigurazione del «clamore frenetico»
palesa gli influssi del primo quadro di
Petruska. Il ritmo dell'organo meccanico
è quello di un valzer - ancora Petruska
- all'interno del quale improvvisi e
«stonati» squilli di tromba
rappresentano le grida del banditore. Di
grasso umorismo l'episodio dell'ubriaco,
che ha come protagonista un trombone
quasi jazzistico, mentre il celeberrimo
stornello è affidato a legni, corni e
archi. La sezione conclusiva è percorsa
dal ritmo del saltarello, che si fa
sempre più frenetico, finché un motivo
vigorosamente scandito da tutta
l'orchestra in ritmo binario conduce
alla gioiosa conclusione. |