MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1924

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Ottorino Respighi - Pini di Roma
I pini di Villa Borghese (Allegretto vivace, Più vivo, Vivace) - I pini presso una catacomba (Lento, Più mosso, Ancora più mosso, Poco meno, Più lento) - I pini del Gianicolo (Lento) - I pini della via Appia (Tempo di Marcia).
Ispirano la prima parte del poema sinfonico i giochi, sotto i pini di Villa Borghese, dei fanciulli che ballano in tondo, fingono marce soldatesche, s'inebriano di strilli come rondini a sera, e sciamano via (Allegretto vivace, Più vivo, Vivace).
Improvvisamente la scena si tramuta, ed ecco (Lento) l'ombra dei pini che coronano l'ingresso di una catacomba: sale dal profondo una salmodia accorata (tromba interna, il più lontano possibile, Più mosso), si diffonde solenne come un inno (Ancora più mosso) e dilegua misteriosa (Poco meno, Più lento).
Trascorre nell'aria un fremito: nel plenilunio sereno si profilano i pini del Gianicolo (Lento). Un usignolo canta.
L'ultima parte del poema sinfonico, a Tempo di Marcia, comincia in un indistinto pianissimo e conclude in uno strepitoso fortissimo di tutta l'orchestra. All'inizio, timpano, pianoforte, violoncelli e contrabbasso, appena percepibili, nell'estremo registro grave, evocano un'alba nebbiosa sulla Via Appia.
La campagna tragica è vigilata da pini solitari. Indistinto, incessante, il ritmo d'innumerevoli passi. Alla fantasia appare una visione di antiche glorie: squillano le buccine e un esercito consolare irrompe, nel fulgore del nuovo sole, verso la Via Sacra, per ascendere al trionfo del Campidoglio.
Le quattro parti dei Pini di Roma, composte nel 1924 e presentate all'Augusteo di Roma il 14 dicembre di quell'anno, sotto la direzione di Bernardino Molinari, si succedono senza soluzione di continuità.

 

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