I Cinque Pezzi
per orchestra op. 16 e la Serenata per sette
strumenti e baritono op. 24 segnano l'inizio
e la fine di un periodo di cambiamento
radicale nell'opera di Arnold Schoenberg.
Questa fase iniziò con l'abbandono della
tonalità tradizionale e si concluse con la
formulazione del "metodo di composizione con
dodici suoni imparentati solo tra loro".
In seguito, gli sconvolgimenti del vecchio
sistema tonale e la conquista della libertà
atonale si svolsero in maniera precipitosa
quanto produttiva, mentre la
riorganizzazione dodecafonica del materiale
musicale procedette a tastoni.
Tra questi due punti trascorsero alcuni anni
di silenzio, dovuti alla disintegrazione di
tutte le concezioni dei valori durante la
prima guerra mondiale e al successivo
inevitabile distacco dal soggettivismo
espressionistico della libera atonalità.
Uno sguardo ai dati cronologici rivela che i
Pezzi per orchestra nacquero in un periodo
di intensa attività: il lavoro di
composizione e la stesura della partitura si
svolsero tra il maggio e l'agosto 1909, un
conseguimento che deve essere stato
possibile soltanto con la massima
concentrazione di lavoro.
Il nuovo procedimento costruttivo, del quale
Schoenberg era convinto che avrebbe
mantenuto il suo predominio per i successivi
cent'anni, era assai lontano dall'enfatica
affermazione fatta nell'agosto 1909 in una
lettera a Ferruccio Busoni:
"Miro a una liberazione completa da tutte le
forme, da tutti i simboli della relazione e
della logica. Quindi: via dall'
'elaborazione tematica'. Via dall'armonia
vista come forza unificante o elemento di
costruzione di un'architettura. L'armonia è
espressione e null'altro. Poi: via dal
pathos! Via dalle eterne musiche che pesano
quintali; dalla costruzione di grandi torri,
di blocchi massicci ed altre robe
gigantesche. La mia musica deve essere
breve."
Questo postulato di uno stile asimmetrico
senza cesure, di una forma non tettonica e
priva di ripetizioni, Schoenberg lo realizzò
in maniera particolarmente felice nel quinto
dei Cinque Pezzi per orchestra ("Das
obligate Rezitativ" - Il recitativo
obbligato).
Nella successione di timbri con cui
incomincia il terzo brano ("Farbe" -
Colore), egli realizza per la prima volta
l'esperimento di una "Klangfarbenmelodie" o
melodia basata su valori timbrici, concetto
per il quale Schoenberg più tardi avrebbe
esposto le basi teoriche nel suo Manuale d'armonìa.
Parlando a Richard Strauss e riferendosi fra
l'altro al nuovo tipo di composizione di
superfici sonore nel secondo pezzo ("Vergangenes"
- Cose del passato) - il continuo
cambiamento della consistenza e densità
musicale di figure ostinate ottenuto con
combinazioni strumentali sempre nuove -
Schoenberg definì i Pezzi per orchestra come
una "variopinta alternanza di colori, ritmi
e umori". |