MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1923

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A.Schoenberg - Serenata op. 24
Serenata per sette strumenti e baritono op. 24 segnano l'inizio e la fine di un periodo di cambiamento radicale nell'opera di Arnold Schoenberg.
Questa fase iniziò con l'abbandono della tonalità tradizionale e si concluse con la formulazione del "metodo di composizione con dodici suoni imparentati solo tra loro".
In seguito, gli sconvolgimenti del vecchio sistema tonale e la conquista della libertà atonale si svolsero in maniera precipitosa quanto produttiva, mentre la riorganizzazione dodecafonica del materiale musicale procedette a tastoni.
Tra questi due punti trascorsero alcuni anni di silenzio, dovuti alla disintegrazione di tutte le concezioni dei valori durante la prima guerra mondiale e al successivo inevitabile distacco dal soggettivismo espressionistico della libera atonalità.

Il lavoro alla Serenata si estese per qualche anno, tra il 1920 e il 1923; dal 1917 al 1919 Schoenberg aveva già stese alcune composizioni, rimaste in forma di frammento, nelle quali cercava di ricostruire la struttura musicale ex novo.

"Nella composizione decido soltanto attraverso la sensibilità per la forma", scrisse Schoenberg nel 1911 nel suo Manuale d'armonia. "Essa mi detta quello che devo scrivere, qualsiasi altra cosa è esclusa.
Ogni accordo che scrivo corrisponde ad una necessità; una necessità dettata dal mio bisogno di espressione."

Se da queste parole traspare ancora una certa pretesa di "genialità", più tardi Schoenberg le ridimensionò cercando di rendere controllabili le sue scelte compositive.
La sua ricerca, cioè lo sviluppo dei principi della tecnica seriale, era iniziata già nel 1912 con la Passacaglia del Pierrot lunaire.

Il nuovo procedimento costruttivo, del quale Schoenberg era convinto che avrebbe mantenuto il suo predominio per i successivi cent'anni, era assai lontano dall'enfatica affermazione fatta nell'agosto 1909 in una lettera a Ferruccio Busoni:

Nel rano per clarinetto, clarinetto basso, mandolino, chitarra, violino, viola e violoncello: vi riecheggiano elementi di valzer, e gli ingredienti burleschi appaiono in contrasto col movimento Variazioni, il primo pezzo di Schoenberg strutturato completamente secondo la tecnica seriale; e la cornice è costituita dalla chiara metrica di marcia (anche se interrotta qua e là da forze contrarie al ritmo) nella Marcia e nel Finale.

L'opera acquista la sua impronta caratteristica grazie a una voce maschile bassa che viene ad aggiungersi alle voci strumentali nel centrale Sonetto di Petrarca. Il testo del sonetto viene cantato su un'unica serie dodecafonica ripetuta varie volte, ma trattandosi di versi endecasillabi, il testo e la serie risultano sfasati di un tono intero dopo ciascun verso.

Diversamente dal suo periodo atonale, Schoenberg impiega quindi il testo non più come contenuto "esteriore" per assegnare una forma al brano, ma lo sottomette alla forza ordinatrice della serie.

 

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