La prima opera 
									orchestrale di Schònberg, la più lunga e 
									ambiziosa, fu portata a termine nel febbraio 
									1903, quando il compositore aveva 28 anni. 
									Poiché il momento più famoso, e il più 
									antiwagneriano, nel Pelléas et Melisande di 
									Debussy è la rapida, sussurrata confessione 
									d'amore dei due protagonisti, ci si potrebbe 
									sentir tentati di accusare di giovanile 
									errore di calcolo il poema sinfonico di 
									Schònberg con la sua elaborata 
									organizzazione e la ricchezza della 
									strumentazione, si potrebbe sostenere che è 
									una rappresentazione troppo lunga e greve di 
									un tema che per il suo vero carattere è 
									legato alla reticenza e al ritegno. Ma anche 
									Debussy riconobbe che nel testo di 
									Maeterlinck c'era altro oltre al tono 
									dimesso: "Il dramma del Pelléas, malgrado la 
									sua atmosfera sognante, contiene molta più 
									umanità dei drammi così detti dello 
									'squarcio di vita'". Evitando il 
									naturalismo, Maeterlinck fu capace di 
									scandagliare tanto più profondamente le 
									emozioni umane e le situazioni psicologiche, 
									e nell'opera di Debussy come nel poema 
									sinfonico di Schònberg queste emozioni e 
									queste situazioni sono spesso ritratte con 
									grande efficacia. 
									Fu Richard Strauss che suggerì a Schònberg 
									l'argomento nel 1902: né l'uno, né l'altro 
									sapevano che l'opera di Debussy stava per 
									andare in scena a Parigi. Ma Schònberg 
									abbandonò l'idea di un'opera ancor prima di 
									aver notizia del lavoro di Debussy, forse 
									perché intuiva che il testo di Maeterlinck 
									così com'era avrebbe richiesto un risalto 
									che un compositore appartenente alla linea 
									di Wagner e Strauss difficilmente gli 
									avrebbe concesso. Quando Strauss, nel 1907, 
									ascoltò l'opera di Debussy, disse: "Non c'è 
									dentro nulla. Non c'è musica. Non c'è 
									sviluppo. Se in un'opera c'è la musica io 
									voglio che predomini: non deve essere 
									subordinata ad altre esigenze." La musica e 
									lo sviluppo - hanno certamente un rilievo 
									predominante nella composizione di Schònberg, 
									ma non tanto da rendere la vicenda 
									irrilevante. In verità il Pelléas di 
									Schònberg raggiunge un notevole equilibrio 
									tra le esigenze della vicenda e il bisogno 
									di una coerente struttura sinfonica. Perciò 
									non è il caso di semplificare ad oltranza la 
									famosa analisi di Berg e di parlare 
									dell'opera come di una 'sinfonia in un 
									movimento'. Gli elementi fondamentali di una 
									forma sinfonica sono in verità presenti 
									sullo sfondo man mano che la vicenda si 
									svolge, ma in alcuni passi affiorano alla 
									superficie più che in altri. 
									Dopo una introduzione lenta (1) che evoca 
									l'ombrosa foresta in cui il principe Golaud 
									incontra per la prima volta la misteriosa 
									Melisande, come una trovatella, c'è una 
									esposizione di ampio respiro (2) le cui 
									principali sezioni tematiche ritraggono 
									l'appassionato Golaud, il suo spensierato 
									fratello minore Pelléas e la delicata 
									Melisande. 
									Un episodio 
									di transizione (3) che comincia a sviluppare 
									i temi legati ai tre protagonisti - con un 
									ulteriore motivo che rappresenta il Destino 
									— conduce alla seconda parte principale del 
									pezzo: le sue sezioni rappresentano le scene 
									in cui Pelléas e Melisande si innamorano e 
									Golaud diventa sempre più geloso: un breve 
									scherzo (4) con carattere di danza è seguito 
									da due episodi più lenti, il primo 
									intensamente romantico (la scena nella torre 
									dove Melisande si scioglie i capelli), il 
									secondo evocante la scena nei sotterranei 
									con i sinistri glissandi dei tromboni quando 
									Golaud minaccia il fratello.  
									La terza 
									parte è costituita da un'ampia introduzione 
									(5) cui segue un Adagio (6 —7): una scena 
									d'amore di carattere sempre più estatico, 
									che finisce in modo violento quando Golaud 
									ferisce mortalmente il fratello.  
									C'è poi una 
									quarta parte (8 — 9) che non soltanto 
									riprende elementi dell'introduzione e 
									dell'esposizione, ma comprende anche una 
									notevole coda in due sezioni: una marcia 
									funebre (10) per la morte di Melisande ed 
									un'ultima sintesi che sviluppa tutti i temi 
									principali dell'opera (11) ed esprime il 
									rimorso di Golaud, portando inesorabilmente 
									alla cupa, tragica conclusione. 
									Pelléas und 
									Melisande è strumentato per un'orchestra 
									molto grande, e la sua scrittura è ricca di 
									un fitto lavoro contrappuntistico; ma la 
									grandezza di Schònberg fu di saper 
									imbrigliare le forze di questo organico e 
									controllare questa scrittura 
									contrappuntistica, in modo da reggere fino 
									in fondo discorso poetico e sinfonico di 
									poderosa densità per una durata di circa 45 
									minuti. Sebbene si possano avvertire qua e 
									là debiti nei confronti di Wagner, Strauss, 
									Mahler e altri, la musica di Schònberg, 
									anche nella sua fase più sontuosamente 
									tardoromantica, era già chiaramente 
									personale. Pelléas und Melisande è una 
									grande opera di sintesi, a partire dalla 
									quale uno dei più importanti innovatori del 
									ventesimo secolo sarebbe andato avanti 
									penetrando in un mondo nuovo, senza mai 
									spezzare i legami con il vecchio.   |