Sinfonista
tra i maggiori del nostro secolo,
Sciostakovic raccoglie in parte
l'eredità mahleriana, immergendola in
una visione meno pessimistica della
realtà, alla luce delle speranze e degli
impulsi costruttivi avviati dalla
Rivoluzione d'Ottobre.
L'adorniana frase "solo a Mahler
potrebbe adattarsi il termine di
realismo socialista" parrebbe ispirare
la concezione delle prime quattro
sinfonie di Sciostakovic, se non
sapessimo che quell'ispirazione era
impossibile.
Il profilo umano e artistico di
Sciostakovic è per molti aspetti
complesso, problematico, ed è il frutto
di una coscienza politica tormentata ma
salda, incrollabile quanto ambigua. Di
cui la natura della musica di
Sciostakovic, il segreto difficile che
ne alimenta la struttura e che non
rientra nelle tradizionali categorie.
Ciò che colpisce nelle prime sinfonie è
il carattere singolare della tematica,
che investe il rapporto tra prima e
seconda idea (ove è conservato il
dualismo) o più generalmente tra le
diverse idee melodico-tematiche: non si
danno, sostanzialmente, poli opposti
avviati irresistibilmente verso la
felice sintesi, ma altresì momenti
espressivi che si giovano talvolta
dell'interdipendenza sintattica di
accostamenti ripetuti e variati, che
ingenerano una vivissima irrequietezza
strutturale.
E' evidente che Sciostakovic non
identifica la progressiva trasformazione
dello schema sonatistico applicato alla
specifica forma sinfonica con
un'espressione del disordine
esistenziale o una proiezione dell'io
assoluto, volta a cogliere e smascherare
la carenza ontologica mediante una
avvicinamento radicale all'esperienza;
in questo si individua il rapporto
autentico, cioè linguistico e formale,
che unisce il giovane Sciostakovic
all'avanguardia artistica, letteraria,
cinematografica e teatrale del suo tempo
e del suo paese, la comune dimensione
realistica.
La ricchezza dei mezzi e delle soluzioni
vale come rifiuto programmatico della
immota negatività e come testimonianza
di una condizione umana inquieta ma
attiva, sempre in movimento, "gestualizzata."
Le immagini musicali, nelle
microstrutture tematiche, conservano
anche nelle più complesse variazioni una
precisione è una determinazione
esemplari, senza che le ossessioni
timbriche "visionarie" prevalgano fino a
porsi come sigla definitiva.
Costruzione vale qui nell'accezione data
poi da Eisenstein trattando della
struttura filmica: "la composizione
prende gli elementi strutturali da
fenomeni rappresentati e con questi
compone il suo canone per costruire
l'opera che li contiene. Nel far questo
prende in realtà i suoi elementi
soprattutto dalla condotta emotiva
dell'uomo, unita al contenuto vissuto di
questo o quel fenomeno rappresentato."
O ancora, nell'accezione precisata da
Gorki nel '34: "La creazione è quel
grado di tensione raggiunto dal lavoro
della memoria quando il suo ritmo
accelerato estrae dalle riserve di
conoscenze e d'impressioni i fatti, le
immagini, i particolari più salienti e
caratteristici, e li rende con le parole
più vive, precise, intelleggibili."
La sintesi che si trova sempre al
termine delle opere sinfoniche del
nostro autore, appaiono decisamente
volute, meno suadenti, volontaristiche,
esornative, contrastando talvolta
considerevolmente con il carattere
generale. La sfaccettatura tematica,
strumentale e quindi formale determina
passaggi da un registro comunicativo
all'altro, dallo scatto pungente
all'ampia frase lirica, dalle festose e
violente sonorità alla lacerazione
drammatica.
I tempi terminali di Sciostakovic sono
quelli che maggiormente risentono del
tono celebrativo, vitalistico, e
denunciano la volontà di terminare la
composizione con piglio edificatorio,
ottimistico, a senso unico.
Poco importa che l'esplicito riferimento
ad una tematica profondamente sentita
dalla collettività avvenga a partire
dalla Sinfonia n. 2 (sottotitolo
"All'Ottobre") intesa a commemorare il
decimo anniversario della Rivoluzione
attraverso il coro finale che intona
parole di A. Besymenski: già nella
struttura della giovanile Prima si deve
ravvisare una finalità che consiste nel
tentativo di indurre nel fruitore il
desiderio di conformare il proprio gesto
ad una comune direzione di
comportamento, ad una gestualità
collettiva ove la carica contenutistica
trascende i limiti della dialettica
formale cosi come essa viene impostata
all'inizio per aderire ad una tematica
politica e senza pudori teorici ed
estetici. |