Composta tra il 1903 e il 1905, la Sesta
Sinfonia fu eseguita la prima volta a Essen,
nell'ambito delle celebrazioni dell'Allgemeinen
Deutschen Musikverein, sotto la direzione
dell'autore, il 27 maggio 1906. Per questa
sinfonia, le testimonianze della moglie del compositore (Alma) insistono specialmente
sull'aspetto autobiografico e sulla
premonizione dei colpi del destino (morte
della primogenita, rottura con Vienna,
malattia e morte prematura) che il musicista
avrebbe subito e che sono simboleggiati dai
colpi di martello del finale. D'altra parte
è Mahler stesso a sottolineare il carattere
di summa che la Sesta assume nei confronti
di tutte le sue sinfonie precedenti: essa
sarebbe così anche una riflessione sulla
propria opera di compositore, più che sulla
propria vita.
Il primo movimento è dichiaratamente in
forma-sonata, con il segno di ritornello al
termine dell'esposizione.
Una breve introduzione in ritmo di marcia
funebre, che gran peso avrà nel corso di
tutto il movimento,
precede un primo tema, massiccio e
minaccioso.
Dopo le complesse elaborazioni degli spunti
iniziali appare un secondo tema, chiamato da
Mahler "tema di Alma": l'indicazione agogica
è qui Schwungvoll (Con slancio), e si
concreta in una serie di gesti appassionati
dei primi violini, pieni di tensione tonale
e metrica.
Sviluppo, ripresa e coda elaborano ogni
minuto particolare dei diversi motivi con
alcuni fra i più tormentosi procedimenti di
tutto il sinfonismo mahleriano. L'intenso
drammatismo che vi si dispiega è soltanto
interrotto da una zona timbricamente
rarefatta, evocante un'immagine di alta
montagna, con rintocchi di campanacci, che
rappresenta una momentanea risoluzione dei
contrasti, quasi un distacco dal mondo.
Il secondo movimento, Scherzo, può
considerarsi un Làndler, di solito usato da
Mahler nei tempi di danza delle sinfonie,
trasfigurato in chiave di incubo, di
demoniaca fantasticheria, ove tutto si
altera e illividisce. Anche la tradizionale
forma ternaria (Scherzo, Trio, Scherzo)
subisce una enigmatica alterazione, con
ritorni plurimi delle due idee principali,
sempre profondamente modificate. Il ritmo
del Trio (altvàterlich, secondo lo stile
degli antenati) oscilla in continuazione tra
battute ternarie e binarie.
Il terzo movimento (che talvolta si vede
anteposto allo Scherzo) riprende la vena
nostalgica e sentimentale dell' Adagietto
della Quinta, ma conosce anche grandiosi
crescendi e tratti tipicamente pastorali in
cui tornano a risuonare le campane del
gregge. Nel Finale, una delle più imponenti
costruzioni sinfoniche di Mahler, è
possibile individuare tre temi: il primo di
marcia, il secondo appassionato es
cantabile, il terzo flebile e trasognato. E
evidente qui l'intenzione di esprimere idee
di conflitti, di deliri, di sconfitte, ma è
soprattutto a partire dalla parte centrale
dello sviluppo che prende a dominare la
sensazione di una sconfitta irreparabile,
musicalmente confermata dai tremendi colpi
di martello che riappaiono, con significato
di totale liquidazione d'ogni idealità e
d'ogni slancio, al termine della gran coda
conclusiva, avvolta nell'ombra di una marcia
funebre carica di presagi. |