"Ho avuto
l'idea della Sagra della primavera
mentre ero impegnato nella composizione
dell'Uccello di fuoco. Ho sognato una
scena di un rito pagano, durante il
quale una vergine, scelta per il
sacrificio, danza fino alla morte.
Questa visione non era accompagnata da
un'idea musicale concreta e io allora
ero assorbito da un'altra composizione
puramente musicale, che cominciava
rapidamente a svilupparsi in me: un
Konzertstuck per piano e orchestra.
[...] Avevo già parlato a Diaghilev
della Sagra della primavera prima
ch'egli venisse a trovarmi a Losanna,
alla fine di settembre del 1910. Lui non
sapeva ancora nulla di Petruska, ch'era
poi la composizione ch'io chiamavo
Konzertstuck, pensando che la parte del
pianoforte avrebbe suggerito l'idea del
movimento delle marionette".
Terminata la composizione di Petruska
nell'estate del 1911, Stravinskij,
ritiratosi a Ustilug, comincia a
lavorare alla Sagra, nella speranza di
riuscire a ultimarne la partitura per il
1912.
La composizione del Grande sacrificio,
come allora lo chiamavano sia
Stravinskij sia Diaghilev, procede in
realtà più lentamente di quanto il
compositore stesso abbia previsto:
composti gli Auguri primaverili della
prima parte e giunto al Khorovod della
primavera, il maestro parte per Clarens;
prima di Natale aggiunge l'introduzione
pastorale alla prima parte; nella
primavera del 1912 è arrivato alla
Glorificazione dell'eletta; e a quel
punto la composizione rallenta
visibilmente, tant'è che Diaghilev
decide di rimandare l'allestimento del
balletto al successivo 1913.
Terminata la composizione della Danza
sacrificale il 17 novembre 1912,
Stravinskij ultima la partitura,
aggiungendovi l'introduzione alla
seconda parte, all'inizio di marzo del
1913. In concomitanza con il faticoso
lavoro di composizione, Stravinskij
comincia a farsi delle idee su quella
che sarà la scenografia della Sagra.
Ancora prima di narrare a Diaghilev
dello straordinario sogno fatto a
Pietroburgo - "Vidi con la mia
immaginazione un solenne rito pagano:
vecchi saggi, seduti in circolo,
osservano una giovane che danza fino
alla morte. La sacrificano per
propiziarsi il dio della primavera" -
Stravinskij racconta la sua visione
onirica a un caro amico, il pittore
Nikolaj Roerich.
Roerich, d'accordo con il musicista,
manda a Diaghilev una dettagliata
descrizione dell'azione: "Nel balletto
La sagra della primavera, così come lo
abbiamo concepito io e Stravinskij, il
mio scopo è presentare un certo numero
di scene che manifestino gioia terrena e
trionfo celestiale secondo la
sensibilità degli slavi.
[...] La prima scena deve trasportarci
ai piedi di una collina sacra, in una
pianura rigogliosa, dove le tribù slave
sono riunite per celebrare i riti di
primavera.
[...] Il vecchio saggio è condotto dal
villaggio per imprimere il suo sacro
bacio sulla terra che ricomincia a
fiorire. Durante questo rito la folla è
in preda a un terrore mistico.
[...] Dopo questo sfogo di gioia
terrestre, la seconda scena suscita
intorno a noi un mistero celestiale.
Giovani vergini danzano in circolo sulla
collina sacra, fra rocce incantate; poi
scelgono la vittima che vogliono
onorare.
Immediatamente ella danzerà davanti ai
vecchi vestiti dì pelli d'orso per
mostrare che l'orso era l'antenato
dell'uomo".
Con il debutto della Sagra nel teatro
parigino (29 maggio 1913), una nuova
epoca musicale irrompe sulla scena e si
apre, davanti al tribunale della storia
della musica.
Sottoposta a una lunga serie di analisi
strutturali, nate nel tentativo di
coglierne il profondo segreto
costruttivo in realtà, da una delle più
profonde emozioni della vita del
compositore "La violenta primavera
russa, che sembra iniziare in un'ora ed
è come se la terra intera si spezzasse.
Quello è stato l'avvenimento più
straordinario di ogni anno nella mia
infanzia".
Strutturata in due parti le "scene" di
cui Roerich scrive a Diaghilev, la prima
delle quali abbraccia i rituali di
adorazione della terra, mentre la
seconda descrive il sacrificio della
vergine, la Sagra
lascia emergere la prepotenza del
linguaggio ritmico stravinskijano, al
quale sono sacrificati gli aspetti
melodici e armonici tanto cari alla
tradizione musicale europea.(R.
Valsecchi) |