Lavoro giovanile che ottenne da subito un
notevole consenso, il Trio op. 8 fu
sottoposto a revisione dopo ben trentacinque
anni dalla sua prima stesura; Brahms venne
infatti convinto a mettervi mano per
correggerne alcune ingenuità frutto di
inesperienza, riducendo drasticamente alcune
sezioni eccessivamente ridondanti e
riassestando alcuni disequilibri formali.
Sebbene lo stesso Brahms fosse poco incline
a questo tipo di operazioni, il risultato
non snaturò la freschezza e l'estroversa
esuberanza originale di questa composizione
che tanti entusiasmi aveva saputo suscitare.
Genuino e seducente come un canto di
montagna, il primo tema dell'Allegro si
dispiega in maniera sublime tra i diversi
strumenti, giungendo a un luminoso assieme
di tutto il trio. Un intreccio di terzine
che smarrisce la propria pulsione ritmica in
una mesta successione di accordi è l'anello
che congiunge al secondo tema: una melodia
dall'incedere meno fluido, quasi da
recitativo, che libera pienamente la propria
espressività solo nella seconda parte. Lo
Sviluppo parte da un dettaglio - la sequenza
di terzine in coda all'Esposizione - che
viene dilatato senza soluzione di continuità
su diversi piani dinamici. Seguono quindi
una suggestiva rivisitazione in minore del
primo tema e un turbinoso rimescolamento di
elementi tematici del ponte modulante.
Secondo una tecnica tipicamente brahmsiana,
che ritroveremo anche in seguito, la Ripresa
viene quasi nascosta; il primo tema ritorna
infatti di soppiatto, in tonalità minore,
per poi riemergere gradualmente e
manifestarsi radioso nel modo maggiore della
tonalità principale. Il secondo tema si
ripresenta invece con una sua rielaborazione
e una ripresa parziale, seguito da una
serena e libera rievocazione del primo tema
come coda conclusiva. |