OCTANDRE, per
flauto, clarinetto, oboe, fagotto, corno
inglese, tromba, trombone e contrabbasso
Ad un primo ascolto Octandre può far pensare
al primitivismo stravinskiano, specialmente
nell'orientaleggiare di certe inflessioni
melodiche, oltre alla veste strumentale
"barbarica," del tutto immemore delle
sonorità romantiche, nemica di ogni
divagazione e ammorbidimento.
Senonché a guardare bene, la prassi
compositiva appare del tutto differente
allorché l'attenzione si sposta dal "suono"
in sé al rapporto formale che si istituisce
tra i singoli elementi.
Va piuttosto additata l'estraneità
dell'americano all'energia di un "discorso"
inteso a sfruttare nuclei motivici in senso
tematico ed estensivo (secondo un finalismo
che in Stravinski malgrado tutto invece si
realizza, anche se quasi esclusivamente nel
ritmo): ancora in Ionisation la continuità,
il consumo intenzionale del tempo è
percepibile, ma qui in Octandre l'acuta
individuazione delle caratteristiche
strumentali conduce all'accostamento di
crudi agglomerati sonori semplicemente
giustapposti, ridotti a inquietanti
"oggetti"disposti quasi spazialisticamente. |