Symphonic Dances from "West Side Story"
(Leonard Bernstein)
 

Tre anni dopo la fortunatissima prima esecuzione della sua West Side Story - una sorta di versione moderna del Romeo and Juliet shakespeariano ambientata nella New York degli anni Cinquanta, andata in scena nel 1957 e destinata a diventare in breve uno dei classici del teatro musicale americano - Leonard Bernstein ne ricavò una suite sinfonica destinata alle sale da concerto, strumentandola per grande orchestra, con un nutritissimo settore di percussioni, ma rispettando sostanzialmente la struttura della narrazione, sia pur con qualche licenza dettata da logiche musicali.

 

Praticamente identico all’omonimo brano che viene danzato e mimato in apertura del musical, il Prologue offre il ritratto musicale delle due bande metropolitane, quella dei “Jets” (gli americani “veri”) e quella degli “Sharks” (gli ispano-americani): la loro furibonda rivalità, oltre che dal carattere contrastante dei rispettivi motivi, è ben sottolineata dal clima di violenza sonora, dalle stesse lacerazioni e accentuazioni improvvise (come il fischio del poliziotto che interrompe la zuffa nella quale i due capibanda restano uccisi, nel finale del primo atto) che si ritroveranno anche nel successivo Rumble .

 

“Somewhere” è l’incantevole versione strumentale della canzone che un’anonima ragazza canta nel secondo atto mentre Tony e Maria, gli innamorati appartenenti alle due bande rivali, al culmine del dramma sognano un posto, da qualche parte (“somewhere”), dove poter essere liberi di amarsi, dove non esista più l’odio e la violenza.

 

Il successivo Scherzo nel musical precede “Somewhere” e accompagna la rappresentazione del sogno, in cui i giovani delle due bande, in uno spazio pieno di luce, lontano dall’angustia dei vicoli cittadini, giocano e danzano tra loro senza alcuna ostilità, mentre Tony e Maria si stringono uno all’altra in un commovente “pas de deux".

 

Col Mambo si torna al primo atto, alla festa da ballo nella palestra dove Tony e Maria si incontrano per la prima volta. Quando viene eseguita questa danza le due bande rivali si trovano ciascuna in un angolo della sala e si guardano in cagnesco, ma all’attacco di un delicato cha-cha-cha gli occhi dei due protagonisti si incrociano e lentamente essi vanno uno verso l’altra: nella musica pare di sentire i colpi dei loro cuori battere più intensamente. Senza soluzione di continuità.

 

Si entra quindi nella Meeting scene, la “scena dell’incontro”, il cui motivo sarà alla base della celebre canzone “Maria” che Tony canterà poco oltre: egli domanda a Maria se non lo sta scambiando per qualcun altro, o se già si sono conosciuti in precedenza; Maria nega, Tony si scusa, Maria gli prende le mani tra le sue, per scaldarsele, poi se le porta sul viso: è amore a prima vista.

 

“Cool”: “Get cool, boy!” (“Siate freddi, ragazzi”, cioè “State calmi”) è l’invito che Riff, il capo dei “Jets”, rivolge ai suoi compagni riuniti a mezzanotte nella bottega del drugstore in attesa di incontrarsi con gli odiati “Sharks”, coi quali devono accordarsi sulle regole e sul luogo dello scontro decisivo.

 

La successiva Fugue accompagna la danza frenetica che precede quell’incontro cruciale: la scrittura di Bernstein, anche se non rigorosa, mostra una profonda conoscenza dei modelli compositivi della tradizione musicale europea, e la sorprendente contaminazione tra scienza contrappuntistica e “jazz feel” produce qui risultati artistici di indubbia bellezza.

 

Il     travolgente crescendo musicale ed emotivo del numero precedente culmina nel Rumble, la lotta a coltello che, in un luogo abbandonato sotto l’autostrada, conclude l’atto primo: qui, suo malgrado, Tony uccide il fratello di Maria, rimanendo poi pietrificato dall’orrore per il gesto compiuto mentre tutti gli altri si danno alla fuga. Nella musica ritornano i temi dei “Jets” e della rivalità fra le bande già uditi nel Prologue, mentre un’improvvisa cadenza del flauto interrompe bruscamente la concitazione dello scontro.

 

L’Adagio conclusivo propone, in un clima rarefatto, il tema della canzone con la quale Maria, che ha perdonato e continua ad amare Tony, ribatte all’amica Anita, sprezzante nei confronti di Tony. «I have a love, and it’s all that I have» («Ho un amare, ed è tutto ciò che ho»), canta la ragazza, e poco prima della fine si sente l’incipit di “Somewhere” intonato in canone tra oboe e violini, flauto e tromba: è la speranza in un domani di pace, la vittoria dell’amore sull’odio che costituisce il messaggio lasciato da Bernstein con la sua opera.

 

(da: Amadeus - B.Gandolfi)