Alzati e camminiamo
Soggetto e sceneggiatura di: Paolo Fiordalice e Stefano Margnelli
Regia di Paolo Fiordalice
Prima visione 30 marzo 2008
Pierluigi Lazzarini
Tra le iniziative delle quali parlava Francesco poco fa, ha
anticipato la visione del film. Un film co-prodotto da voi, dall’Unione
Pio XI, che vede come sceneggiatori, come ideatori... e chiamo qui,
accanto a me... Paolo Fiordalice, anche come regista, e Stefano
Margnelli... dai quali cerchiamo di sapere, farci dire qualcosa di più
di quello che vedremo tra un attimo.
Intanto... perché questo film e a chi è rivolto?
Paolo Fiordalice
Buongiorno. Ben trovati. La domanda di Pierluigi è... perché? Il perché
nasce da alcune combinazioni...l’altro anno, al termine del Convegno, io
mi trovavo in cortile ed ho incontrato per la prima volta don Monteiro.
Don Monteiro mi ha preso sottobraccio e mi ha parlato... mi ha detto
tante cose... Tra le cose che mi ha detto... “Dobbiamo ritornare al
silenzio... Dobbiamo ritornare al particolare. Alla ricerca di quelle
che sono le cose che vanno al di là di un’immagine, della velocità”. E
allora, gli abbiamo chiesto: ci concede un’intervista?
Ci ha concesso l’intervista! Questo film è la nostra interpretazione...
abbiate la pazienza di vederlo fino alla fine, non fermatevi soltanto
alla storia...
Noi vogliamo che, le persone che guarderanno questo film vadano a vedere
i particolari... soffermatevi sui contenuti... alle parole che dice don
Monteiro.. alle parole che non sono parole... che sono le immagini.
... non fermatevi soltanto al racconto... entrate nelle immagini... fate
un’operazione, come dire, di analisi espressionista... cioè, andate a
vedere effettivamente cosa rappresentano le immagini. Grazie.
Stefano Margnelli
Cosa aggiungere? Possiamo dire che il messaggio non dà una risposta. La
risposta forse c’è, ed è individuale: forse ognuno ha la sua. Non vi
aggiungo di più. Vediamo la proiezione.
PROIEZIONE DEL FILM "Alzati e camminiamo"
Pierluigi Lazzarini
Immagini crude... magari che fanno anche male... però ci aiutano a
ricordare, perché l’abitudinarietà ci dà una mano a dimenticare... Tanto
ormai è così...
Ed è bene certamente... ogni tanto... “ripassare” la società attuale che
è formata anche, purtroppo, da quei giovani.
E poi c’è la parte positiva nei ricordi, appunto - chiamiamolo tra
virgolette, del “protagonista”... - la parte positiva è proprio quella
di dire: c’è un’alternativa a determinate condizioni di vita.
Io chiamerei le cinque persone che hanno contribuito... hanno
partecipato al film: don Monteiro (per l’ennesima volta qui accanto a
me), Paolo Craboledda e la famiglia Cuda, Francesco, la signora e il
piccolo Edoardo.
Non è un’interrogazione, non siamo a scuola. Edoardo è tranquillo...
Chi di voi (don Monteiro ha già parlato... ma, non per togliergli la
parola...) desidera dire un qualcosa sulle sensazioni che avete avuto...
come messaggio che vi è arrivato? Poi l’invito è esteso a tutti i
presenti qui in sala: se volete esprimere un vostro parere... nell’arco
di un tempo ragionevole...
La parola, non so... a Paolo? Da non confondere con il regista...
Paolo Craboledda
Io devo ringraziare soprattutto Paolo. Grazie a lui e all’amicizia di
oltre quarant’anni. Lo devo ringraziare perché mi ha fatto fare una
parte molto intensa, e devo dire con molta sincerità non ho avuto una
preparazione al particolare. Ho cercato di girarla all’impronta. E le
parole di don Monteiro mi hanno fatto da cammino. Per cui, devo dire la
sincera verità, sono contento di rivedermi in questa veste e dover
semplicemente rappresentare una persona che vive il nostro tempo. Con
estrema semplicità, con le problematiche che riflette. Ecco,
l’importante è questo: le problematiche si pongono... della famiglia...
Quelle problematiche che escono dal filmato devono sempre riportare ad
un approccio di riflessione.
Passo il microfono all’altro simbolo importantissimo del filmato, che è
la famiglia.
Francesco Cuda
Io posso dire soltanto una cosa. Avevo già visto il film, ovviamente.
Quello che mi lascia ancora nel cuore... le parole sì, di don Monteiro,
che ti danno quella carica, quello spessore spirituale di cui tutti noi
abbiamo bisogno oggigiorno. Ma, questo vedere la vita dell’uomo...
l’uomo che è in travaglio... l’uomo che, nonostante la sua vita, la
nostra vita di tutti i giorni, anche con le nostre comodità... soffre.
Soffre perché... come ha detto don Monteiro... ha tutto ma manca di Dio.
L’uomo, come ha detto ad un certo punto con parole molto forti, “io ho
tutto... noi tutti abbiamo tutto... però non abbiamo niente se non
abbiamo Dio”.
E’ questa la base di tutto il film. Penso dia un’interpretazione
importante di tutti noi... dei nostri giorni... dare spiritualità alla
nostra vita.
Stavo leggendo un pezzetto questa mattina di un sacerdote che è stato
ucciso dalla mafia, che mette in evidenza l’uomo... che qualsiasi uomo,
in qualsiasi momento della vita, ha un significato.
Quindi, ecco. Importante è l’uomo che pensa, che riflette, che soffre,
che ha paura. Paura di qualsiasi cosa nella vita. Però, se l’uomo si
sente solo è perché non ha Dio. Invece con Dio noi abbiamo tutto. Non ci
manca niente.
Ecco. Io voglio ringraziare innanzitutto Paolo e Stefano, che ci hanno
veramente sostenuto in questa cosa... |
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