Nel tentativo di contrastare gli
stereotipi sui neri selvaggi che
apparivano in altri spettacoli
dell'esposizione (le folle si
accalcavano per vedere e ascoltare i
percussionisti africani del "Villaggio
del Dahomey"), Douglass organizzò la
Giornata della Gente di Colore, che
puntava ad affermare la dignità
dell'esperienza dei neri americani. I
giornali lo derisero preannunciando una
massiccia vendita di angurie.
Quando la madre di Cook andò ad
assistere allo spettacolo, rimase delusa
nel vedere i suoi studi a Berlino
sprecati a quel modo. Gli disse che un
compositore nero avrebbe dovuto scrivere
proprio come un bianco. Tuttavia Cook
potè in seguito ripensare a Clorindy e
al suo successore, In Dahomey, come ad
esempi del modo in cui un compositore di
colore poteva finalmente trovare la
propria voce. "On Emancipation Day", il
numero centrale di In Dahomey, ribadisce
la profezia di Darktown in termini ancor
più espliciti
Ancor più audace è
una scena ambientata alla World's
Columbian Exposition del 1893. Un gruppo
di cantanti di colore abbigliati in modo
minaccioso eseguono un numero da
profonda Africa intitolato In Dahomey
(come il pionieristico musical di Cook)
per poi rivelare di venire dalla Avenue
A di New York. Frederick Douglass si era
lamentato del fatto che gli
organizzatori dell'esposizione
avevano importato artisti africani per
"fare le scimmie"; il libretto di
Hammerstein spiega chiaramente come la
cultura nera venisse usata per
soddisfare la sete di esotismo del
pubblico bianco.
(Alex Ross – Il resto
è rumore. Ascoltando il XX secolo) |