Tapiola, un poema sinfonico di venti
minuti che raffigura la foresta
finlandese, fu l'ultimo grande lavoro
orchestrale di Sibelius, quantomeno
l'ultimo che il mondo abbia potuto
ascoltare, e la più severa tra tutte le
sue creazioni. Il legame con la tonalità
tradizionale diventa ancor più tenue,
sebbene il lavoro sia basato su un
accordo semidiminuito, tipico delle
opere di Wagner. Il compositore inglese
Julian Anderson ha evidenziato un
passaggio di Tapiola in cui l'intervallo
di un tono in vari registri genera "una
profonda palpitazione sonora", una
sottile dissonanza che altera la
coscienza senza aggredire le orecchie.
In una sezione centrale che raffigura
una tempesta fisica o mentale, l'armonia
a toni interi si disintegra in un
cromatismo quasi assoluto, con sequenze
serpeggianti di note ascendenti o
discendenti. Come un viandante perdutosi
nella foresta, l'ascoltatore si sforza
di trovare un sentiero nel fitto del
suono. Quando l'accordo di base di Si
minore viene infine riaffermato dagli
ottoni, risuona sordamente, con la nota
centrale sprofondata nel registro grave.
Evidentemente siamo tornati al punto di
partenza, e non si intravede alcuna via
d'uscita.
(Alex Ross – Il resto
è rumore. Ascoltando il XX secolo) |