Nel Vangelo di Matteo, la principessa di
Giudea danza per il patrigno, ed esige
la testa di Giovanni Battista come
ricompensa. Il personaggio era affiorato
diverse volte nella storia dell'opera,
di solito omettendo le sue
caratteristiche più scandalose.
L'esposizione sfrontatamente moderna
della vicenda offerta da Strauss prende
spunto dal dramma di Oscar Wilde del
1891, Salomé, in cui la principessa
erotizza spudoratamente il corpo di
Giovanni Battista e alla fine indulge a
un tocco di necrofilia. Quando Strauss
ne lesse la traduzione tedesca di Hedwig
Lachmann (in cui viene tolto l'accento
al nome di Salomé), decise di metterla
in musica parola per parola, invece di
utilizzare un adattamento in versi.
Accanto alla prima frase, "Com'è bella
la principessa Salome stasera!", prese
nota di usare la tonalità di Do diesis
minore. Ma si sarebbe dimostrato un Do
diesis minore diverso rispetto a quello
di Bach o di Beethoven. Strauss aveva
un talento per gli attacchi. Nel 1896
creò quella che potrebbe esser
considerata, dopo le prime note della
Quinta di Beethoven, la più celebre
apertura della storia della musica:
"l'alba sulla montagna" del Così parlò
Zarathustra, utilizzata molto
efficacemente nel film di Stanley
Kubrick 2001: Odissea nello spazio. Il
passaggio trae la propria potenza
cosmica dalle leggi naturali del suono.
Se si pizzica una corda intonata in modo
da produrre un Do basso, e poi la si
pizzica nuovamente tenendola premuta nel
suo punto mediano, verrà emesso il Do
immediatamente superiore. Chiamiamo
intervallo di ottava la distanza tra i
due Do. Ulteriori suddivisioni producono
intervalli di quinta (dal Do al Sol), di
quarta (dal Sol al Do superiore), e di
terza maggiore (dal Do al Mi). Questi
intervalli sono quelli che si trovano ai
gradini più bassi della serie degli
armonici naturali, o serie degli
ipertoni, che risplende come un
arcobaleno su qualunque corda vibri. Gli
stessi intervalli compaiono all'inizio
dello Zarathustra, accumulandosi in uno
scintillante accordo di Do maggiore.
La Salome, scritta nove anni dopo lo
Zarathustra, comincia in modo molto
differente, in un'atmosfera eterea e
fluttuante. Le prime note del clarinetto
sono costituite da una semplice scala
ascendente, divisa però in due parti: la
prima di Do diesis maggiore, la seconda
di Sol maggiore. Si tratta di
un'apertura inquietante, e per varie
ragioni. In primo luogo, il Do diesis e
il Sol sono separati dall'intervallo
noto come tritono, un semitono sotto la
quinta giusta. (Maria di Léonard
Bernstein si apre con un tritono che
risolve sulla quinta.) Questo intervallo
ha sempre procurato un fremito di
turbamento all'orecchio umano; gli
studiosi medievali lo chiamavano
diabolus in musica. Nella scala della
Salome non vengono giustapposte solo due
note, ma due aree tonali, due sfere
armoniche contrastanti. Fin dal
principio, veniamo immersi in un
ambiente in cui i corpi e le idee
circolano liberamente, in cui gli
opposti si incontrano. C'è un accenno
allo scintillio e al turbinio della vita
metropolitana: il bonario glissando del
clarinetto preannuncia l'impronta
jazzistica da cui prende le mosse la
Rapsodia in Blu di Gershwin. La scala
potrebbe suggerire anche l'incontro di
complessi di credenze inconciliabili; in
fondo, la Salome si svolge
all'intersezione tra la società romana,
ebrea e cristiana.
(Alex Ross – Il resto
è rumore. Ascoltando il XX secolo) |