Il coinvolgimento di Cocteau significava
che l'Oedipus non poteva spingersi
troppo in là nella direzione della
solennità. Le declamazioni latine erano
unite da una narrazione in un francese
studiatamente pomposo al fine di sortire
un effetto satirico. Lo Speaker di
Cocteau è talmente preso dalla propria
dignità letteraria da non accorgersi, di
tanto in tanto, di ciò che accade sulla
scena. "Ed ora udrete il celebre
monologo, 'La Divina Giocasta è morta',"
annuncia, ma non segue nessun monologo.
Tali gesti artefatti avrebbero potuto
trasformare Ì'Oedipus nelP ennesima
parata di kitsch artefatto. Ma
Stravinskij aveva preso la cosa sul
serio. "Kaedit nos pestis" - "La peste
incombe su di noi" - salmodia il coro
all'inizio, su cinque roboanti accordi
in Si bemolle minore. Di per sé, la
progressione fondamentale suonerebbe un
po' scricchiolante e vieta. A conferirle
pathos è la linea di basso, che si
mantiene su una triade di Si bemolle
minore ma cozza contro gli accordi
cangianti che la sovrastano.
L'impressione, qui e nel resto
dell'opera, è di una grandiosità lesa,
decadente, come striature d'acido sui
marmi di una cattedrale. Tuttavia
Oedipus è una statua vivente, come
indicato dalla partitura. L'attenzione
di Stravinskij al ritmo delle parole
conferisce slancio e vivacità
all'arcaico testo latino. La parola
"mori-tur", posta alla fine dei tre
gesti iniziali, mette in moto una
figurazione terzinata che sospinge
l'opera fino alla fine.
(Alex Ross – Il resto
è rumore. Ascoltando il XX secolo) |