La musica di Varese deve molto alle
spietate armonie e ai ritmi esuberanti
della Sagra, sebbene ne sia stata
asportata chirurgicamente qualunque
traccia di folklore o di melodia
popolare. La sua prima opera americana
di una certa importanza fu, giustamente,
Amérìques, o Americas, un ciclopico
movimento orchestrale composto tra il
1919 e il 1922. In esso riecheggiavano i
suoni e i ritmi di New York lungo il
fiume Hudson e intorno al ponte di
Brooklyn - il rumore del traffico, il
gemito delle sirene e il lamento dei
corni da nebbia. L'orchestra era
composta da ventisei legni, ventinove
ottoni, sessantasei archi e un'ampia
sezione di percussioni che richiedeva
nove o dieci musicisti. Come Schoenberg
nel primo periodo atonale, Varese aveva
disgregato in un flusso di sensazioni il
linguaggio e la forma, compensandone
però l'assenza con momenti di un nuovo
lirismo. I suoi affilati gesti tematici,
i ritmi martellanti e gli accordi
stridenti si dispiegano come puri
fenomeni, al di fuori dello scorrere del
tempo convenzionale.
(Alex Ross – Il resto
è rumore. Ascoltando il XX secolo) |