Walter Damrosch promise inoltre al
giovane compositore un posto nei
concerti della sua Orchestra sinfonica
di New York. La Sinfonia per organo di
Copland fu quindi messa in programma sia
a New York che a Boston - una partenza
sensazionale per un compositore appena
ventiquattrenne. La sinfonia comincia in
un'atmosfera aperta e misteriosa, con
una delicata, ambigua melodia del flauto
che si dispiega sulle lunghe note della
viola. Il finale è tutto azione, gesti e
movimenti di danza; lo strumento solista
non somiglia più tanto alla voce di Dio,
quanto all'organetto di un luna park. Il
viaggio dalla meditazione notturna alla
festosità comunitaria fa venire in mente
gli idilli americani di Ives, ma Copland
realizza il suo progetto con una
chiarezza e un'economia che fanno onore
alla sua formazione francese. Copland
dimostrò un insolito talento per le arti
minori dell'organizzazione e della
pubblicità. Capì che i compositori non
avrebbero compiuto grandi progressi col
pubblico se non avessero formato un
fronte comune, come avevano fatto Les
Six a Parigi. "I giorni del compositore
americano negletto sono finiti," scrisse
nel 1926. Non era la prima vòlta che
veniva fatto un simile annuncio, ma
Copland lo rese una realtà durevole.
(Alex Ross – Il resto
è rumore. Ascoltando il XX secolo) |