A posteriori, sembra inevitabile che
Paul Hindemith venisse violentemente
denigrato nella prima fase dell'era
nazista, al punto che il compositore si
sentì costretto a prendere la via
dell'esilio. Tuttavia, l'ex ribelle
della Repubblica di Weimar si sforzò in
ogni modo di trovare posto nel mondo di
Hitler, e continuò a provarci quando da
lungo tempo gli era stato fatto capire
di non essere gradito. Spinto
politicamente a destra dalle
fallimentari collaborazioni con Brecht,
Hindemith si legò al poeta conservatore
Gottfried Benn, che scrisse per lui il
testo dell'oratorio intitolato Das
Unaufhortiche (L'incessante), una
rinuncia alla politica, alla vita
pubblica, ai piaceri terreni. Dal 1933
al 1935, Hindemith lavorò all'opera
Mathis der Maler (Mathis il pittore) che
aderiva all'ethos della
sacra-arte-germanica dei Meistersinger
di Wagner. Basata sulla vita del
pittore rinascimentale Matthias
Griinewald, descriveva lo sforzo
solitario di un artista, in mezzo al
caos politico e religioso, per trovare
le sue radici nella "terra d'origine
della vostra gente", per usare le parole
di un capo dei contadini ribelli. Agli
studiosi nazisti di estetica non sfuggì
la nuova via imboccata da Hindemith, e
lo menzionarono tra i candidati a un
posto di rilievo nel mondo musicale. Nel
1934, il compositore disse al suo
editore di aver parlato con alcuni
funzionari a proposito dell'istituzione
del "più ambizioso programma di
educazione musicale popolare (insieme a
un'adeguata formazione dei compositori)
che il mondo abbia mai visto. Si
potrebbe avere nelle proprie mani il
risveglio musicale di milioni di
persone". Se Hindemith era,
politicamente, sulla strada giusta,
perché cadde in disgrazia?
(Alex Ross – Il resto
è rumore. Ascoltando il XX secolo) |