Prokof'ev rispose all'invasione nazista
con un gesto di caratteristica
stravaganza: ricavò un'opera da Guerra e
pace di Tolstoj. Il progetto era, almeno
fino a un certo punto, attinente alla
situazione storica: le scene
dell'invasione napoleonica del 1812
descritte da Tolstoj - la battaglia di
Borodino, l'occupazione di Mosca,
l'astuto rovesciamento delle sorti della
guerra compiuto dal maresciallo Kutuzov,
la disfatta dell'esercito francese
durante il lungo inverno russo -
echeggiavano l'attuale lotta contro
Hider. Prokof'ev si premurò di non
concludere l'opera con le meditazioni di
Tolstoj sull'insignificanza dell'uomo di
fronte alle forze della storia, ma con
una trascinante parata nazionalista.
Il compositore diede però il meglio nel
tratteggiare i ritratti della vecchia
aristocrazia russa, in particolare del
personaggio della giovane Natasha
Rostova, la figlia, pura di cuore ma
disgraziatamente sventata, di una
famiglia di proprietari terrieri
impoveriti. Il momento saliente della
prima parte dell'opera è la grande scena
del ballo, intrisa di nostalgia per un
mondo perduto. "Valse! Valse! Valse!
Mesdames!" grida il padrone di casa, su
un sinistro ostinato. è uno straziante
miraggio di splendore, con i pistoni
della modernità che infuriano sullo
sfondo.
(Alex Ross – Il resto
è rumore. Ascoltando il XX secolo) |