Boulez si spinse più lontano,
organizzando i parametri di Messiaen
- altezza, durata, volume e attacco - in
gruppi di dodici, sulla falsariga del
metodo dodecafonico. Un'altezza non
si ripete finché non siano state suonate
tutte e dodici le note. Una durata
non si ripete finché non siano state
usate tutte e dodici. Le dinamiche e gli
attacchi variano da sezione a
sezione. Il risultato è una musica
immersa in un flusso costante. Nel 1950
e 1951, Boulez impiegò i suoi nuovi
procedimenti in Polyphonie X, per
ensemble di 18 strumenti.
(Alex Ross – Il resto
è rumore. Ascoltando il XX secolo) |