Structures la, per due pianoforti. 
										Quest'ultimo pezzo comincia in modo 
										magniloquente, al massimo volume: un Mi 
										bemolle risuona nell'ottava più alta del 
										primo pianoforte, mettendo in moto due 
										serie dodecafoniche simultanee, una in 
										forma originale e l'altra in inversione, 
										che si dispiegano in tutti i registri e 
										in durate in successione regolare, la 
										cui estremità inferiore è delimitata da 
										uno stentoreo Si bemolle. Un'altra 
										eroica legge musicale era stata scolpita 
										nella pietra. Il contenuto emotivo della 
										musica è sfuggente. La sensazione di 
										delirio sfuma dopo qualche minuto, 
										cedendo il passo a una specie di 
										barbarie oggettivata, meccanizzata. Il 
										principio seriale, con la sua profusione 
										di eventi musicali in continuo 
										mutamento, ha l'effetto di cancellare in 
										ogni istante qualunque impressione 
										l'ascoltatore si sia formato nei 
										passaggi precedenti del pezzo. Non c'è 
										che l'istante presente. I primi lavori 
										di Boulez, in particolare le due Sonate, 
										Structures la e Le Visage nuptial, vanno 
										forse intesi non come esperienze 
										intellettuali, bensì adetiche e 
										addirittura cerebralmente sensuali. 
										 Structures la di Boulez comparve nel 
										programma di Capolavori del XX secolo 
										come esempio di ciò che stava facendo la 
										nuova generazione. Il compositore e il 
										suo antico maestro Messiaen lo suonarono 
										alle cinque e mezza del pomeriggio, con 
										Stravinskij e Craft tra il pubblico. 
										 (Alex Ross – Il resto 
										è rumore. Ascoltando il XX secolo) |