Eravamo molto felici nella nostra cameretta d'albergo.

Io mi alzavo nel cuor della notte perché non riuscivo a prender sonno, tiravo le coperte fin sulle nude spalle brune della mia piccola, e scrutavo la notte di Los Angeles.

Che notti brutali, ardenti, lamentose di sirene!

Proprio dall'altra parte della strada c'erano guai.

Una vecchia casa d'affitto cadente e malridotta era la scena di una specie di tragedia.

L'auto della polizia era ferma, là sotto, e i poliziotti stavano interrogando un vecchio coi capelli grigi. Dall'interno giungevano singhiozzi. Potevo sentire tutto, insieme col ronzio dell'insegna al neon del mio albergo.  

  Si poteva sentire odore di tè, di erba, voglio dire di marijuana, aleggiare nell'aria, insieme con quello dei peperoni con fagioli e della birra.

Quel grande indiavolato fluttuare di be-bop echeggiava dalle birrerie; mescolava insieme fantasie di canzoni di cow-boy e boogie-woogie d'ogni genere nella notte d'America.

Tutti assomigliavano a Hassel. Negri sfrenati con berretti da suonatori di be-bop e pizzetto passavano ridendo; poi avventurieri stracciati coi capelli lunghi venuti dritti da New York per la Statale 66; poi vecchi topi del deserto, che portavano cartocci ed erano diretti verso una panchina del parco al Plaza, poi pastori metodisti con i polsini sfilacciati, e ogni tanto qualche santone tipo "Nature Boy" con barba e sandali.

Avrei voluto conoscerli tutti, parlare con tutti, ma Terry e io eravamo troppo occupati a cercar di guadagnare qualche soldo insieme.

parte prima

parte terza