Ed Dunkel mi disse: all' improvviso che ero un fantasma: era il fantasma di me stesso che passeggiava sul marciapiede.
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Mi disse queste cose senza alcun commento, confermando enfaticamente col capo. "Già, era il mio fantasma che passeggiava sul marciapiede
". "Sai, devo chiederti una cosa... molto importante per me... chissà come la prenderai... siamo amici, non è vero? ". "Certo che lo siamo. Dean. " Quasi arrossì. Alla fine si decise a dirlo: voleva che facessi all'amore con Marylou. Io non gli chiesi perché, poiché sapevo che lui voleva vedere che effetto gli faceva Marylou con un altro uomo.
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Quando mi propose la faccenda stavamo seduti al Bar Ritzy; avevamo passato un'ora a passeggiare per Times Square, in cerca di Hassel. Il Bar Ritzy è il bar malfamato delle strade intorno a Times Square; ogni anno cambia nome. Quando si entra là dentro non si vede neanche una ragazza, nemmeno nei separé, solo una gran folla di giovanotti vestiti in tutte le varie fogge dei teppisti, dalle camicie rosse ai vestiti da gagà. E anche il bar degli sfruttatori di pederasti, tipi che si guadagnano da vivere fra i tristi vecchi omosessuali dell'Ottava Avenue notturna. Dean entrò là dentro con gli occhi ridotti a due fessure per scrutare ogni singola faccia. C'erano selvaggi pederasti negri, tetri individui armati di pistola, marinai armati di coltello, magri indifferenti rifiuti della società, e occasionalmente un detective ben vestito di mezza età, che faceva finta di essere un allibratore e girava là attorno un po' per curiosità e un po' per lavoro.
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Era il tipico posto perché Dean vi facesse la sua proposta. Ogni specie di infernali progetti vengono elaborati al Bar Ritzy lo si può sentire nell'aria e tutti i generi di pazze procedure sessuali si iniziano là per completarli. Lo scassinatore non solo propone al teppista un certo alloggio nella l4ma Strada, ma anche di andare a letto insieme. Kinsey passò un sacco
di tempo al Bar Ritzy, a intervistare alcuni di quei tipi; io mi trovavo
là la sera che ci arrivò il suo assistente, nel 1945. | ||
Dean e io tornammo
all'appartamento e trovammo Marylou a letto. Lei rispose che ne era felicissima. Quanto a me non ne ero tanto sicuro. Io sbottai: "Ah, diavolo, non ce la faccio".
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"Coraggio, amico, hai promesso!" disse
Dean. "Fa' pure" incoraggiò lei. Mi abbracciò e io cercai di dimenticare che il vecchio Dean era presente. | ||
Dean obbedì. Marylou era proprio adorabile, ma io
sussurrai:
"Aspetta che diventiamo amanti a San Francisco; non posso metterci il cuore". Lei poteva dire che avevo ragione. Nell'appartamento c'era una strana quiete. Io andai a dare un colpetto sulla spalla di Dean e gli dissi di andare da
Marylou; e mi ritirai sul divano.
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Solo un tipo che ha passato cinque anni in prigione
può arrivare a tali maniaci irreparabili estremi; implorare alle soglie della dolce sorgente, pazzo per la realizzazione completamente fisica delle origini della vita; cercare ciecamente di tornare dove era venuto. Questo è il risultato degli anni passati a guardare film erotici dietro le sbarre; ad ammirare le gambe e il petto delle donne sulle riviste popolari; valutando la durezza dei cancelli di ferro e la morbidezza della donna che non c'è.
| La prigione è il luogo dove sì promette a noi stessi il diritto di vivere. | ||
Dean non aveva mai vista la faccia di sua madre. Ogni nuova ragazza, ogni nuova moglie, ogni nuovo bambino era un'aggiunta alla sua desolante povertà. Dov'era suo padre?.. Il vecchio vagabondo Dean Moriarty il Lattoniere, che viaggiava sui treni merci, lavorava come lavapiatti nulle cucine delle ferrovie, inciampava, cadeva per terra pieno di vino nei vicoli, la notte, spirava infine su un mucchio di carbone, facendo cadere i suoi denti ingialliti a uno a uno nei fossati del West. Dean aveva tutti i diritti di morire della dolce morte di un completo amore per la sua Marylou.
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Io non volevo interferire, volevo solo seguire.
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