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Rivedere "Un Soggetto" (1970 - 1974)
20 Giugno 2003
di Paolo Craboledda Paolo Fiordalice Marcello Marchini Silvano Contini
Un Soggetto (1970) di Paolo Craboledda, Marcello Marchini, Silvano Contini, Paolo Fiordalice
Quattro amici s’incontrano a casa di Silvano. Lo scopo dell’incontro è quello di scegliere un soggetto cinematografico da realizzare. Il primo a parlare è Marcello il titolo del suo soggetto è “Vivendo una morte”.
La storia inizia con la scena in un teatro di alcuni personaggi che si scontrano ed accusano un uomo che rappresenta il capitalismo. Dopo le accuse, questi decidono di ucciderlo. Morto il capitalismo i poveri uomini si disperano e si suicidano. Passati in un mondo diverso, verde e luminoso, trovano le vesti dell’uomo simbolo che hanno ucciso “anche lui è tra di noi”. I personaggi vedono il capitalismo scendere da una collina e uniscono le mani in segno di pace.
Terminato il primo racconto prosegue Silvano, il quale introduce il suo soggetto: “Prove generali”, la giornata di una troupe cinematografica che sta lavorando a un film. In particolare si sta provando la scena di un duello dove l’attore principale deve soccombere. Dopo la prova, l’attore morto perde la sua identità e vuole convincersi e convincere che la realtà non è morte e addirittura che la morte non esiste e quindi non esiste ciò che viene dopo la morte. Improvvisamente la scena viene troncata e appaiono scene di vita comune assolutamente deideologizzate. Riappare la scena, l’attore principale si ribella all’idea che la realtà può essere finzione e in uno slancio ideologico di riscossa invita l’uomo a riconquistare la sua libertà dalle falsità del mondo. La conclusione è comunque ambigua e rimane il dubbio che i protagonisti siano in realtà coscienti di aver giocato con lo spettatore. Fine primo tempo.
Il secondo tempo si apre con il racconto di Paolo. La storia inizia con due amici che percorrono una strada, quella della vita. Le immagini sono commentate solo dalla musica. I loro pensieri vengono rappresentati con degli inserti che evidenziano i loro comuni interessi. Una bella ragazza è attesa da un bel ragazzo; ben vestito. Un inserto filmato presenta dei bambini che giocano tra le baracche e contrapposte a queste, le immagini fredde di moderni grattacieli. Incontrano un emarginato, lo guardano e proseguono. Proseguendo incontrano il simbolo del potere, la dittatura. Uno uomo ascolta. Mentre lo scettico ascoltatore cammina, l’emarginato, con grande violenza lo uccide. I due intervengono per difenderlo; troppo tardi, il ragazzo muore. Uno dei due scappa. Quello rimasto copre il cadavere, poi con grande disperazione fugge. Passa il tempo, la storia si sdoppia. Si apre la prima storia con l’amico che dimostra la stanchezza di una vita ordinaria. Passa davanti ad una chiesa, la guarda, ma prosegue. Finalmente lo si vede camminare felice tra gli alberi senza fare nulla. La seconda storia parallela si apre con la scena di un uomo che è in compagnia di una bambina, i due appaiono felici. Lo stesso personaggio poi intraprende una conversazione con un operaio, dimostrando competenza e potere. Si ritorna sulla strada, uno dei due personaggi è agitato, l’altro cammina lentamente; pur “vivendo” la stessa strada i due si separano.
Alla fine del racconto, prende la parola l’altro Paolo il quale dichiara: “Il mio soggetto è tutto ciò che noi abbiamo vissuto in questa stanza”. La ribellione è evidente, le frasi scambiate dimostrano chiaramente che solo il suo film si può realizzare, perché comunque ognuno degli amici avrebbe voluto essere il vincitore e regista del film. Paolo seduto “sulla sedia del comodo” vince. Il film, da lui diretto, sarà un grande successo.

 

 
 

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